INFEZIONE DA ENTEROBATTERI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
Gli enterobatteri sono dei batteri responsabili delle infezioni nosocomiali ovvero di quelle infezioni che vengono contratte in ambito ospedaliero a causa di una carente qualità dell’assistenza e alla mancata adozione delle misure di buona pratica clinica per la prevenzione e il controllo delle infezioni stesse.
Gli enterobatteri possono provocare un’infezione in diversi distretti corporei: a livello cardiaco, alle vie urinarie, delle ferite chirurgiche, dell’addome, della pelvi e del sangue e nei casi più gravi causano shock settico. Non è da trascurare il rischio di decesso considerando che gli enterobatteri risultano essere particolarmente pericolosi per la loro capacità di sviluppare resistenza agli antibiotici, e la morte costituisce la lesione maggiore del bene giuridico della vita.
Un errore da parte del personale dell’Ospedale nella gestione delle buone pratiche cliniche potrebbe far nascere il diritto al risarcimento del danno per il paziente e per i familiari (in particolare marito/moglie/convivente/partner, genitori, figlio o figlia, fratelli o sorelle o eredi) della vittima di malasanità.
L’infezione da enterobatteri e resistenza ai carbapenemi
I ceppi di enterobatteri provengono dalla flora intestinale del paziente. A partire da questa i batteri proliferano e si moltiplicano e diffondono nell’organismo causando infezioni urinarie, infezione delle ferite chirurgiche, infezioni respiratorie, ecc.
Sono maggiormente a rischio di contrarre le infezioni sostenute dagli enterobatteri coloro che hanno delle basse difese immunitarie e/o ai quali è stato posizionato il catetere vescicale e che sono stati sottoposti ad interventi chirurgici. Il ricovero prolungato rappresenta un altro fattore di rischio così come anche l’utilizzo di presidi infetti.
Le infezioni da enterobatteri si trasmettono:
- in maniera diretta attraverso le mani da un soggetto infetto a uno sano;
- in maniera indiretta attraverso gli ambienti, le superfici e i presidi contaminati;
Le complicanze possono essere le seguenti:
- febbre;
- infezione dell’apparato respiratorio;
- endocardite;
- infezione degli occhi;
- infezioni del sistema nervoso centrale;
- infezione delle vie urinarie;
- infezione della pelle;
- meningite (infezione delle membrane che rivestono e proteggono il sistema nervoso centrale);
- pielonefrite (infezione dei reni);
- infezione della ferita chirurgica.
La complicanza più grave è lo shock settico che aumenta notevolmente il rischio di decesso.
In questa fase potrebbero purtroppo verificarsi errori medici, del chirurgo, dell’anestesista o dei medici dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata. Bisognerà valutare l’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione della malattia/patologia – ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile. Potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni da malasanità.
Il posizionamento del catetere vescicale è un importante fattore di rischio per l’insorgenza delle infezioni correlate all’assistenza tra le quali quella sostenuta dagli enterobatteri. La persistenza del catetere vescicale in sede favorisce le infezioni delle vie urinarie per questo motivo deve essere rimosso il prima possibile ovvero quando l’indicazione al cateterismo viene meno.
A maggior ragione, il rischio di infezioni delle vie urinarie aumenta se il professionista non utilizza presidi sterili e non ricorre a tecniche asettiche per il posizionamento del catetere in vescica e durante la sua gestione.
Degli enterobatteri esistono diversi sottogruppi:
- Enterococcus fecalis;
- Enterococcus faecium;
- Enteroccocus durans;
- Enteroccoccus avium;
- Enteroccocus caccae.
Il sottogruppo più pericoloso è quello degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi perché l’infezione è difficile da trattare. L’antibiotico resistenza indica la capacità del batterio di resistere, per l’appunto, all’azione degli antibiotici; ne consegue un fallimento del trattamento e la continua moltiplicazione dei batteri che provocano gravi infezioni.
La resistenza di un batterio verso un antibiotico si sviluppa in seguito ad un utilizzo inappropriato e sproporzionato di quest’ultimo. È dovere dei medici quindi prescrivere un trattamento antibiotico soltanto nel caso in cui vi sia un’indicazione proprio per prevenire il fenomeno dell’antibiotico resistenza che rende i microrganismi ancora più aggressivi.
I carbapenemi sono degli antibiotici battericidi ad ampio spettro ovvero in grado di ridurre la maggior parte della carica batterica poiché distruggono più microrganismi patogeni di diverso tipo.
Gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi risultano quindi essere resistenti alla maggior parte degli antibiotici disponibili il che rappresenta una minaccia per la salute.
I carbapenemi comprendono i seguenti antibiotici:
- Doripenem;
- Ertapenem;
- Imipenem;
Considerando che questi batteri sono resistenti ad un numero significativo di antibiotici il trattamento deve essere indicato da un medico specializzato e deve basarsi sul singolo caso clinico.
Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente ha sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
La gestione delle infezioni da enterobatteri resistenti ai carbapenemi
Il Ministero della Salute ha definito delle linee guida le quali prevedono delle precauzioni che devono essere adottate dalle strutture ospedaliere per la prevenzione e il controllo delle infezioni sostenute dai batteri resistenti ai carbapenemi.
La mancata adozione di queste linee guida e quindi delle misure per limitare la diffusione di questi batteri rappresenta un errore poiché le infezioni che ne conseguono, pericolose e difficili da trattare, rappresentano una minaccia per la salute dei pazienti.
Sono state individuate otto raccomandazioni fondamentali per la prevenzione e il controllo di queste infezioni.
Il contributo per la gestione della diffusione degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi deve partire dai vertici della struttura i quali devono supportare i programmi di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza provvedendo alla fornitura di materiali e al sostegno organizzativo e amministrativo.
L’igiene delle mani rappresenta il primo passo per la prevenzione delle infezioni ospedaliere per cui si deve provvedere alla fornitura e all’appropriato posizionamento delle soluzioni a base alcolica per la frizione delle mani che devono essere sempre disponibili e devono trovarsi in ogni ambiente all’interno dell’ospedale e all’ingresso delle stanze di degenza.
Un’altra misura di fondamentale importanza per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza è la frequente sanificazione degli ambienti e delle superfici per evitare la trasmissione di batteri patogeni.
Inoltre i presidi sanitari quali cateteri venosi, cateteri vescicali, aghi ecc. devono essere sterili ovvero privi da qualsiasi carica microbica per cui prima del loro utilizzo deve essere sempre verificata l’integrità della sua confezione.
Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati per gli interventi chirurgici l’operatore impegnato nell’intervento chirurgico, durante la preparazione del campo operatorio, deve controllare che questi siano sterili prima di adoperarli e al termine dell’intervento si deve nuovamente procedere al processo di sterilizzazione.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Le otto raccomandazioni del Ministero della Salute per il controllo e la prevenzione delle infezioni sostenute dai batteri resistenti ai carbapenemi tra i quali gli enterobatteri sono le seguenti:
- implementazione di strategie multimodali di prevenzione e controllo delle infezioni che prevedono l’igiene delle mani, precauzioni da contatto (dispositivi di protezione individuale quali guanti, camice, visiere), isolamento del paziente e sorveglianza;
- importanza della compliance all’igiene delle mani;
- sorveglianza dell’infezione da batteri resistenti ai carbapenemi e colture di sorveglianza per la colonizzazione asintomatica che dovrebbero essere eseguite il prima possibile (al momento del ricovero o all’ingresso in pronto soccorso). Le colture sono degli esami che permettono di rilevare i microrganismi responsabili di un’infezione. Vengono analizzati dei campioni biologici dopo averli raccolti in delle apposite provette/contenitori in cui è presente un terreno di coltura.
I pazienti che devono essere inclusi nella sorveglianza sono: pazienti con pregressa
colonizzazione da batteri resistenti ai carbapenemi, pazienti che sono stati a contatto con un paziente con un’infezione sostenuta da questi enterobatteri e i pazienti con anamnesi di recente ricovero in paesi endemici per queste infezioni;
- utilizzo delle precauzioni da contatto che devono essere utilizzate in maniera standardizzata per la cura di ogni paziente partendo dal principio che ognuno di loro possa essere potenzialmente infetto.
Le precauzioni standard sono:
- appropriato posizionamento dei pazienti;
- utilizzo di dispositivi di protezione personale (guanti e camici);
- limitazione del trasporto e dello spostamento dei pazienti;
- utilizzo di dispositivi monouso o dedicati per la cura dei pazienti;
- dare priorità alla pulizia e disinfezione della stanza del paziente;
- isolamento del paziente in una stanza singola o cohorting (più pazienti con la stessa infezione si trovano nella stessa stanza di degenza);
- pulizia e sanificazione dell’ambiente soprattutto della zona intorno al paziente infetto;
- colture di sorveglianza per la colonizzazione/contaminazione ambientale;
- monitoraggio, audit e feedback allo scopo di incoraggiare il miglioramento delle procedure.
L’infezione da enterobatteri resistenti ai carbapenemi rappresenta un evento avverso dell’assistenza per cui la loro prevenzione e controllo è fondamentale per la sicurezza e la salute dei pazienti. Ogni struttura ospedaliera deve quindi adottare un piano di azione per la prevenzione e gestione delle infezioni correlate all’assistenza.
La prevenzione e controllo dell’infezione da enterobatteri
Per prevenire e limitare l’infezione da enterobatteri negli ambienti ospedalieri devono essere adottate delle misure fondamentali da parte della struttura e dai professionisti sanitari che prestano assistenza al paziente.
- utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: guanti, camici, visiere, mascherine;
- sanificazione degli ambienti e delle superfici;
- disinfezione dei presidi e degli oggetti a contatto con il paziente;
- isolamento del paziente infetto in una stanza singola;
- frequente e corretta igiene delle mani con lavaggio sociale o frizione alcolica. l’igiene delle mani deve avvenire sempre prima e dopo aver prestare assistenza al paziente, prima di indossare i guanti e dopo la loro rimozione.