INFEZIONE DA MICOPLASMI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
I micoplasmi sono dei batteri di piccolissime dimensioni e sono responsabili della risposta infiammatoria. L’infezione da micoplasmi nella donna si correla con l’insorgenza di complicanze durante la gravidanza come minacce di parto prematuro, rottura spontanea delle membrane prima del termine di gravidanza, infezione delle membrane amniocoriali (corionamniosite) che sua volta determinano anche complicanze per il bambino.
L’infezione da micoplasmi, inoltre, può essere trasmessa da mamma e bambino durante la gravidanza sia al momento del parto quando il bambino, attraversando il canale del parto, entra in diretto contatto con le mucose infette materne, sia durante la gravidanza con il passaggio del microrganismo attraverso la placenta così da infettare il feto.
I neonati che hanno contratto l’infezione da micoplasmi possono manifestare sepsi, meningite, polmonite, danno cerebrale e polmonite. Queste complicanze sono più frequenti nei neonati pretermine ovvero quelli nati prima della 37esima settimana gestazionale: minore è l’epoca gestazionale al momento della nascita, maggiore è il rischio per il bambino.
Qualora vi siano i presupposti, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella – o gli eventuali eredi (marito, genitori ecc) in caso di morte del feto, del neonato, o del bambino – potrebbero chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità. Questo può accadere, per esempio, se l’infezione viene diagnosticata troppo tardi (diagnosi tardiva), non viene riconosciuta (omessa diagnosi) oppure viene curata in modo non corretto (cura sbagliata).
Lo studio legale o l’avvocato esperto in malasanità, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo e più in generale ai medici coinvolti.
L’infezione da micoplasmi in gravidanza
È stato dimostrato che la presenza di infiammazione e l’aumento degli indici di flogosi riscontrabili attraverso gli esami di laboratorio si correla alla concentrazione del micoplasma nel liquido amniotico delle future mamme la cui gravidanza è complicata da minacce di parto prematuro e che hanno avuto una rottura delle membrane amniocoriali prima del termine di gravidanza.
La presenza di infezione da micoplasma, infatti, è responsabile dell’instaurarsi dell’attiva contrattile della muscolatura uterina: il micoplasma irrita le fibrocellule muscolari dell’utero le quali rispondono con una contrazione; ne risulta la minaccia di parto prima del termine di gravidanza. Il neonato nato prematuro presenta un rischio maggiore di complicanze rispetto del neonato a termine in quanto non ha ancora del tutto completato il suo sviluppo ed è più vulnerabile.
L’infezione da micoplasma determina anche un indebolimento delle membrane amniocoriali le quali, durante la gravidanza, hanno lo scopo di proteggere il bambino da agenti esterni. Se le membrane sono deboli sono più soggette alla rottura che espone il bambino agli agenti patogeni e il rischio di contrarre l’infezione aumenta notevolmente.
Nella donna, il micoplasma provoca un’infezione a livello vaginale e della cervice uterine per cui il feto può contrarre l’infezione durante il parto quando viene a contatto con i tessuti materni infetti.
I fattori di rischio per l’infezione da micoplasma sono:
- abuso di tabacco e di sostanze stupefacenti;
- infezione pelvica cronica;
- uso di contraccettivi orali;
- pregresso parto avvenuto prima del termine di gravidanza;
- elevato numero di partners sessuali;
- basso livello socioeconomico;
- età minore dei 25 anni.
L’infezione da micoplasma è responsabile della vaginosi batterica. La vaginosi batterica è caratterizzata da un’alterazione dell’ecosistema vaginale dovuto dall’aumento di batteri anaerobi e alla riduzione dei lattobacilli (rappresentano la maggior parte della flora vaginale e hanno il compito di mantenere il pH acido al fine di sopprimere la crescita di microrganismi patogeni).
Davanti a questi fattori di rischio il ginecologo o l’ostetrica devono essere maggiormente attenti e sottoporre la futura mamma ai dovuti controlli ed alla giusta profilassi preventiva.
In caso di gravi complicanze o morte del feto pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (madre, padre, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo della gestazione o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento.
Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
L’infezione da micoplasmi nel neonato
Il neonato contrae l’infezione da micoplasmi durante la gravidanza o al momento del parto. L’infezione da micoplasma nella futura mamma si correla ad eventi avversi poiché la presenza di tale microrganismo è responsabile della rottura spontanea delle membrane amniocoriali in epoca precoce di gravidanza, del parto pretermine, dell’infezione delle membrane amniocoriali e di aborti ricorrenti.
Il neonato di mamma con infezione da micoplasmi è a rischio di nascere prematuramente e di andare in contro a tutte le complicanze della prematurità stessa:
- problemi di termoregolazione;
- problemi digestivi;
- difficoltà respiratorie;
- retinopatia del prematuro;
- problemi comportamentali;
- ridotto sviluppo strutturale e funzionale del sistema nervoso centrale: paralisi cerebrale infantile, leucomalacia periventricolare, emorragie intracraniche.
Minore è l’epoca gestazionale al momento della nascita maggiore sarà la compromissione dello sviluppo anatomico e funzionale di tutti gli organi.
L’infezione nella mamma può anche essere di complicanze di più grave entità per il bambino come:
- sepsi;
- infezioni polmonari;
- broncodisplasia: lo sviluppo del polmone è alterato a causa dello stato infiammatorio determinato dall’infezione;
- danno cerebrale;
- emorragia cerebrale;
Queste complicanze se non vengono diagnosticate e trattate in tempo brevi possono esitare con la morte del neonato.
Non esiste una connessione automatica tra esito avverso, errore medico e risarcimento del danno. Bisogna individuare quali effettivi danni ha subito il paziente. Per questo è fondamentale affidarsi ad un avvocato esperto in malasanità che faccia un esame ad ampio spettro insieme al medico legale. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico, perdita di chance di guarigione o sopravvivenza ecc..
La diagnosi e trattamento dell’infezione da micoplasmi nel neonato
La diagnosi di infezione da micoplasma consiste nella raccolta del secreto vaginale e cervicale attraverso un tampone vaginale eseguito alla futura mamma; può essere eseguito anche il prelievo del tessuto della placenta dopo il parto nel caso in cui la gravidanza è stata complicanza da rottura delle membrane prima del termine di gravidanza o da parto prematuro, condizioni che fanno sospettare la presenza di tale infezione.
Nel bambino la diagnosi consiste nella valutazione dell’aspirato tracheale, dell’aspirato bronchiale e/o dell’aspirato gastrico.
Un’altra tecnica diagnostica è la ricerca degli anticorpi specifici del micoplasma attraverso un esame del sangue. Il gold standard per la diagnosi è invece rappresentato da tecniche diagnostiche molecolari che vanno alla ricerca degli acidi nucleici del microrganismo (DNA PCR).
Il trattamento consiste nella terapia antibiotica la quale deve essere somministrata sia in gravidanza alla futura mamma alla quale è stata diagnosticata l’infezione da micoplasmi, al fine di ridurne la trasmissione al neonato, sia al bambino.
La futura mamma può ricevere l’antibiotico sia sotto forma di compresse che di ovuli da applicare direttamente in vagina per il trattamento della vaginosi batterica.
L’antibiotico di scelta per il neonato è l’eritromicina se l’infezione non coinvolge il sistema nervoso centrale.
Il ruolo dei professionisti sanitari nell’infezione da micoplasmi nel neonato
I professionisti sanitari svolgono un importante ruolo nella prevenzione, diagnosi e cura dell’infezione da micoplasmi.
L’infezione da micoplasmi nella futura mamma deve essere riconosciuta dal ginecologo nel momento in cui si ha una vaginosi batterica. In presenza di un’infiammazione a livello vaginale il ginecologo deve prescrivere l’esame che confermi la diagnosi di infezione da micoplasmi.
L’esame consiste nell’esecuzione di un tampone vaginale e cervicale con il quale vengono raccolte le secrezioni e analizzate al fine di isolare il microrganismo. Se la diagnosi di infezione da micoplasma è confermata il ginecologo deve prescrivere la terapia adeguata a trattare tale infezione in modo da limitare così la trasmissione al bambino.
Se l’infezione da micoplasma non viene riconosciuta e di conseguenza trattata per tempo può essere trasmessa per via transplacentare al bambino ma può anche essere responsabile dell’insorgenza del travaglio di parto prima del termine di gravidanza o della rottura precoce delle membrane amniocoriali, condizioni che complicano la gravidanza e che interferiscono con il benessere del bambino.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del ginecologo o dell’ostetrica o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per la madre o il feto, il neonato o il bambino.
Se alla nascita si sospetta un’infezione da micoplasma nel neonato, se il parto è avvenuto prima del termine di gravidanza o se la gravidanza è stata complicata dalla rottura precoce delle membrane il pediatra deve sottoporre il bambino ad ulteriori accertamenti. Deve essere eseguita la valutazione dell’aspirato bronchiale e tracheale nel caso di sospetta infezione del bambino e l’esecuzione di un prelievo venoso per la ricerca degli acidi nucleici del microrganismo, tecnica che conferma la diagnosi da infezione da micoplasma.
Il neonato positivo per tale infezione deve essere trattato con terapia antibiotica, sarà il pediatra a scegliere il farmaco, il dosaggio e la durata del trattamento.
Se l’infezione da micoplasma nel bambino non è riconosciuta e non viene trattata può essere causa di gravi complicanze quali sepsi, infezione dei polmoni e meningite che nei casi più gravi può esitare nella morte del neonato.
Misure di prevenzione e controllo per l’infezione da micoplasmi
La prevenzione dell’infezione da micoplasma, essendo una malattia sessualmente trasmessa, consiste prevalentemente nell’utilizzo di precauzioni meccaniche (preservativo) durante l’attività sessuale e in una corretta igiene genitale.
Per controllare e limitare la trasmissione dell’infezione al neonato deve prima essere confermata la presenza di micoplasmi nelle vie genitali della futura mamma con l’esecuzione di tamponi e successivamente avviare un trattamento antibiotico per prevenire che il microrganismo sia trasmesso anche al feto per via verticale durante la gravidanza o al momento del parto.
Risulta essenziale un trattamento tempestivo, in caso contrario potrebbero esserci anche gravi complicanze e danni per il feto: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica (con la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea), il danno morale per le sofferenza del bambino e della famiglia.