CONDUZIONE DI UN TRAVAGLIO DI PARTO FISIOLOGICO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il travaglio di parto è un momento molto particolare della vita di ogni madre. Le forti emozioni e il forte dolore, spesso, si scontrano con la voglia incontenibile di incontrare e conoscere il proprio bambino.
Il compito dell’ostetrica in questo momento è quello di aiutare la donna, con sensibilità e competenza, in modo da rendere questo incontro il migliore possibile.
Travaglio fisiologico: cos’è e come dovrebbe essere assistito
Per “travaglio fisiologico” s’intende il travaglio di una donna, che in gravidanza non ha sofferto di alcuna patologia, e che si presenta al momento del parto a termine di gravidanza, con un feto singolo in posizione cefalica, anch’esso senza patologie rilevabili.
L’ altro elemento tipico di un travaglio fisiologico è l’assenza di medicalizzazione: la donna insieme all’ostetrica decide di intraprendere un percorso totalmente naturale, senza accelerazioni attraverso amnioressi od ossitocina e senza controllo farmacologico del dolore (anestesia epidurale).
L’ostetrica è la professionista della fisiologia e quindi agisce in totale autonomia nell’ambito del travaglio fisiologico. Ovviamente, qualora la donna non se la sentisse di continuare il percorso senza “anestesia” o qualora sorgessero delle complicanze, per cui fosse necessario accelerare il travaglio, l’ostetrica deve informare il medico e lavorare insieme a lui al fine di garantire la miglior riuscita del travaglio stesso, e quindi il miglior incontro madre figlio possibile.
Nel 2012 l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNICEF hanno pubblicato le “Cure Amiche della Madre”, che raccolgono i capisaldi della conduzione del travaglio fisiologico a cui tutte le ostetriche dovrebbero attenersi per favorire nella donna autonomia e un’esperienza positiva, nonché il legame madre-bambino.
I comportamenti, che l’ostetrica dovrebbe mantenere in travaglio nei confronti della donna, sono:
- garantire l’assistenza “ONE to ONE”, ovvero un’ostetrica sta con la donna dal momento che entra in ospedale al momento del parto, senza che la donna venga assistita da tanti professionisti diversi (ovviamente, nei limiti del possibile, es. durata del turno, emergenza in sala parto, ecc.);
- garantire l’ingresso in sala parto ad una persona di fiducia, che stia vicino alla donna e la sostenga;
- libertà nella scelta della posizione da assumere;
- possibilità di alimentarsi a scelta, senza esagerare con bevande gasate o cibi pesanti;
- controllo del dolore con metodi possibilmente non farmacologici, come massaggi, posizioni alternative, uso dell’acqua;
- evitare interventi di medicalizzazione inutili e vincolanti, come tracciato cardiotocografico in continua, visite vaginali a meno di 2h l’una dall’altra, episiotomia di routine, clistere o cateterisimi di routine, uso routinario di ossitocina o amnioressi, uso della ventosa ostetrica non necessario.
Quali possono essere gli errori medico-sanitari nella conduzione del travaglio di parto fisiologico
L’errore medico-sanitario durante un travaglio fisiologico è legato al non seguire le linee guida, in particolare:
- l’assistenza “ONE to ONE” e la possibilità di avere una persona di fiducia in sala parto servono a sostenere le donne e a renderle più di sicure, centrali e autonome durante il travaglio. Non dare queste possibilità significa danneggiare il percorso del travaglio, soprattutto a livello mentale: la donna non si sentirà “al centro” ma passiva, e quindi, l’esperienza sarà negativa nei suoi ricordi futuri;
- l’alimentazione e la postura libera sono indispensabili per un travaglio fisiologico, cioè privo di patologia; costringere la donna a letto o con la flebo significa darle l’idea che quello che sta accadendo è una “malattia”;
- L’uso di metodi non farmacologici per controllare il dolore, oltre che rendere attiva la donna nella scelta della tecnica a lei più adeguata, rende la persona che l’accompagna, solitamente i papà, attivi nel travaglio attraverso azioni quali massaggiare, frizionare, sostenere le compagne. In caso contrario, avremo persone passive, che si sentiranno “di troppo” e che vivranno il travaglio come una perdita di tempo;
- evitare la medicalizzazione, infine, permette di aspettare i tempi e le pause che un travaglio fisiologico presenta. Al contrario, accelerare un travaglio o un parto o controllare continuamente il benessere fetale, pone gli operatori sempre in allarme, come se l’urgenza fosse sempre vicina; da recenti studi, inoltre, è emerso come l’eccessiva medicalizzazione porti con sé un maggior numero di cesarei a travaglio iniziato.
È bene precisare che questi comportamenti spesso non sfociano condizionamenti patologici del travaglio e, conseguentemente, non causano situazioni capaci di provare danni alla madre o al feto.