EPISIOTOMIA: ERRORE OSTETRICO CONNESSO AL FETO ED ALLA DONNA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’uso dell’episiotomia nell’assistenza al parto per via vaginale è estremamente diffuso e accettato nel mondo, tanto che le donne una volta arrivate al momento di partorire quasi “se l’aspettano” o addirittura lo richiedono.
L’efficacia dell’uso routinario e indiscriminato di tale procedura, tuttavia, è stata da anni sconfessata; infatti, attualmente c’è la tendenza a diminuire il suo utilizzo, soprattutto in centri che prevedano la possibilità di far assumere alla donna posizioni diverse durante il travaglio e il parto da quella tradizionale ginecologica.
Cos’è l’episiotomia e quali sono le indicazioni e i benefici legati al suo utilizzo
L’episiotomia è un’incisione, cioè banalmente un taglio, che l’ostetrica esegue a livello della vagina e del perineo con forbici rette.
In Italia attualmente si usano due tipi di episiotomia:
- episiotomia mediana, cioè un taglio che parte dall’ingresso della vagina e si dirige perpendicolarmente all’ano di circa 2-3 cm;
- episiotomia paramediana, cioè un taglio che parte dall’ingresso della vagina e si dirige verso la tuberosità ischiatica e quindi in obliquo per 4-5 cm.
Tra le due opzioni, l’episiotomia paramediana è sicuramente molto più usata dalle ostetriche italiane, in particolare perché garantisce un’apertura maggiore del canale vaginale e previene la formazione di lacerazioni ano-rettali rispetto all’ episiotomia mediana.
L’unica vera indicazione all’uso dell’episiotomia è la sofferenza fetale, in quanto l’ampliamento del canale del parto velocizza il parto stesso.
Inoltre, è consigliato l’uso di episiotomia in via precauzionale nelle donne:
- sottoposte a ventosa ostetrica o forcipe per prevenire lacerazioni ano-rettali;
- in cui si riscontra un’emergenza ostetrica che presupponga manovre interne, come la distocia di spalla, per prevenire lacerazioni ano-rettali;
- con feto macrosoma (con peso >4000 gr);
- con pregressa lacerazione anorettale o perineo corto.
Errore ostetrico connesso al feto nell’uso dell’episiotomia
L’ostetrica, prima di procedere all’incisione, deve avere ottenuto il consenso orale da parte della donna, la quale deve essere informata riguardo la procedura e il tipo di episiotomia scelta dalla professionista in base alle condizioni anatomiche e cliniche della donna stessa.
È fondamentale che l’ostetrica compia una visita interna prima di praticare l’episiotomia per fare diagnosi di posizione e livello di discesa della parte presentata.
Inoltre, è opportuno valutare, qualora non si fosse ancora fatto, la presenza di un’associazione d’arto, ovvero la mano e/o il braccio del feto non si trovano dietro le spalle ma appoggiate alla faccia o alla testa del bambino.
L’ostetrica, durante la pratica di incisione, è tenuta a proteggere la testa fetale con due dita all’interno dell’ingresso vaginale, procedendo al taglio in maniera decisa e netta posizionando la forbice tra le sue due dita.
Questa manovra è molto importante per evitare di lesionare la parte presentata dal feto, che può cambiare a seconda della presentazione e della posizione dello stesso nel canale del parto, ad esempio può essere la testa, la fronte, il viso o come detto prima il braccio o la mano.
Errore ostetrico connessi alla donna nell’uso dell’episiotomia
Prima dell’esecuzione di questa procedura è importante che l’ostetrica valuti attentamente le condizioni anatomiche e cliniche della donna per decidere quale tipo di incisione praticare; nel caso di episiotomia pregressa è fortemente consigliato eseguire l’incisione sulla cicatrice della precedente.
L’ostetrica deve avvisare la donna della decisione presa e deve ricevere il consenso orale all’incisione prima di procedere.
In primo luogo, l’ostetrica deve iniettare nel muscolo e sulla cute della donna dell’anestetico locale tra due contrazioni nello stesso punto in cui verrà eseguito il taglio; in modo che la donna non avverta il dolore diretto dell’incisione sul proprio corpo.
Inoltre, è fondamentale che l’incisione venga effettuata, in condizioni di fisiologia, quando il perineo è ben disteso, cioè quando i fasci muscolari e i genitali esterni vengono modificati dal passaggio e dalla pressione della testa fetale durante la contrazione: questo perché la testa fetale garantisce il “tamponamento” temporaneo dei vasi ed evita un cospicuo sanguinamento.
La perdita ematica, infatti, viene conteggiata alla fine del parto e del secondamento; una quantità superiore ai 500 ml potrebbe portare il medico ginecologo a prescrivere esami sanguigni e atti assistenziali come l’uso del catetere del tutto inutili e fastidiosi per la donna, in quanto la perdita non deriva dall’utero ma è falsata da un’errata procedura di incisione episiotomica.
Infine, l’episiotomia deve essere fatta in due tempi con tagli decisi e netti (prima la parete vaginale e poi il perineo), ma che non superino i 4-5 cm l’uno per evitare di lesionare o peggio di recidere i rami perineali del nervo pudendo, causando dolore e problematiche sessuali alla donna.