EPISIOTOMIA O PERINEOTOMIA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’episiotomia o perineotomia è uno degli incubi più grandi della donna in gravidanza e durante il travaglio, ovvero un taglio di circa 3 cm che viene effettuato dall’ostetrica in casi specifici in modo da velocizzare e facilitare la fuoriuscita della testa dal canale del parto.
Non è una procedura routinaria, le evidenze scientifiche sono infatti insufficienti per poterla introdurre in questo modo nella pratica ospedaliera, ma viene utilizzata a discrezione dell’ostetrica o del medico.
È consigliabile utilizzarla nel caso di un parto podalico, in cui si voglia prevenire grandi lacerazioni perineali (nel caso ci siano stati nel precedente parto), distocia di spalle (mancata fuoriuscita dal canale del parto delle spalle) e infine per velocizzare il parto in caso di alterazioni del battito cardiaco fetale registrato attraverso il cardiotocografo.
L’episiotomia può essere di tre tipi: mediana, laterale o medio-laterale.
Viene chiamata mediana quella perineotomia che dalla “forchetta” (parte terminale posteriore della commisura vulvare) e si estende per un paio di centimetri verso l’ano, quella invece laterale parte dalla commisura ma si muove lateralmente.
Le due tipologie precedenti sono state abbandonate a favore di quella medio-laterale che dalla forchetta si estende in maniera obliqua verso la coscia per circa 3 centimetri.
Quest’ultima tecnica è quella più utilizzata perché evita molte delle complicanze caratteristiche delle altre due metodologie.
La procedura non è totalmente indolore ma la distensione dei muscoli del perineo aiuta ad alleviarlo, nonostante ciò deve essere effettuata previa infiltrazione di un anestetico locale.
Visti i bordi netti di questa ferita, la sutura risulta essere di più facile esecuzione ed è molto più semplice rispettare l’anatomia.
La tecnica di sutura viene definita come episiorrafia e può essere effettuata dall’ostetrica stessa.
Essendo un trauma che viene imposto a dei tessuti, questa tecnica non è esente da rischi.
Si parla infatti di un aumento di rischio di emorragia del post partum, dolore locale anche prolungato nel tempo (potrebbe rendere difficoltosi i rapporti sessuali), ma soprattutto incontinenza dovuta alla lesione dei muscoli che vengono incisi durante la pratica.
Dopo l’esecuzione dell’episiorrafia e la guarigione, il tessuto leso diventa tessuto fibrotico e quindi meno elastico.
Il medico e l’ostetrica hanno l’importante compito di limitare l’uso di questa pratica ai soli casi di necessità sopracitati e non utilizzarla in modo routinario.
È importante il consenso della paziente alla manovra e soprattutto spiegare e descrivere passo a passo l’esecuzione, nonostante talvolta il tempo non sia abbastanza.
In cartella clinica e sul partogramma (documento che attesta tutti gli eventi del travaglio e del parto) saranno annotati tutti i motivi che hanno portato alla scelta obbligata dell’utilizzo della pratica.