EPISIOTOMIA: QUANDO OCCORRE DAVVERO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Per episiotomia intendiamo l’incisione chirurgica del pavimento pelvico, a partire dalla forchetta (estremità inferiore della vagina) in direzione dello sfintere anale o lateralmente.
Questa incisione permette di allargare l’ostio vulvare, porta da cui passa il bambino per fuoriuscire dal corpo materno, e facilitare quindi la sua nascita.
Fin dagli esordi della medicalizzazione del parto a circa 30 anni fa veniva praticata di routine ad ogni donna. Si pensava così di proteggere le donne da eventuali lacerazioni spontanee dei tessuti e di velocizzare la nascita del bambino.
Nel tempo ci si è accorti che quelle stesse donne che avevano subito un’episiotomia andavano incontro ad una serie di disturbi ingravescenti: manifestavano dolore importante dopo il parto, avevano maggiori difficoltà nella ripresa dei rapporti sessuali e, a distanza di anni, riportavano incontinenza all’urina, ai gas o alle feci.
Gia nel 1985 l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) aveva riconosciuto che l’episiotomia era estremamente utile in alcune situazioni selezionate, ma risultava dannosa se praticata di routine a tutte le donne.
Questa indicazione è stata a lungo disattesa, e, ancorati agli insegnamenti della vecchia scuola, molti professionisti continuano ad usare la forbice impropriamente.
Purtroppo, l’episiotomia è ancora oggi l’intervento chirurgico più abusato sulla scena del parto.
L’OMS ne raccomanda un tasso inferiore al 10%, mentre più della metà delle donne che partoriscono in Italia subiscono questa incisione senza alcuna motivazione clinica.
Quando è indicata l’episiotomia
Le indicazioni che impongono lo svolgimento della episiotomia riguardano pochi casi, molto rari:
- in presenza di uno stress fetale acuto, che non si sia manifestato in precedenza durante il travaglio;
- in presenza di una distocia di spalla (situazione patologica in cui, alla nascita della testa, la fuoriuscita delle spalle del bambino non avviene spontaneamente);
- in caso di parto operativo con l’utilizzo di ventosa ostetrica
- in presenza di macrosomia fetale (quando cioè il peso stimato del bambino supera i 4500 grammi)
- quando il bambino non si presenta di vertice, cioè con la testa verso il basso in atteggiamento flesso su sé stesso (si parla in questo caso di presentazione anomala).
In tutti gli altri casi non esiste un’indicazione assoluta, ma una valutazione attenta ed accurata sulle peculiarità di ciascuna situazione da parte dell’ostetrica che assiste la nascita.
Quali danni può causare l’episiotomia a breve, medio e lungo termine
Anche se praticata correttamente un’episiotomia comporta una serie di effetti collaterali.
Il sanguinamento al momento del taglio è cospicuo, in quanto la zona è altamente irrorata.
Nel post partum le donne lamentano sensazioni dolorose molto più intense e più a lungo di quanto avvenga con delle lacerazioni spontanee, rendendo difficile la gestione del bambino e l’allattamento in posizioni comode e rilassanti.
La dispareunia (dolore ai rapporti sessuali) si presenta in percentuale maggiore di quanto non avvenga con un perineo integro o suturato dopo lacerazioni spontanee, inficiando la sfera femminile e la relazionalità di coppia.
Come se non bastasse a distanza di anni si è evidenziato un rischio maggiore di incontinenza urinaria. La capacità di trattenere urina durante un aumento di pressione addominale (starnuto, tosse, salto, risata…) viene meno, rendendosi necessario un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico.
Incidendo i muscoli si vanno a tagliare anche i vasi e le connessioni nervose superficiali e profonde. Questo inficia la capacità di trattenere volontariamente urina in caso di vescica piena.
La necessità di un consenso informato in caso di episiotomia
Come qualsiasi altra pratica medica l’esecuzione di un’episiotomia necessita di un consenso informato da parte della donna. Ancora di più se stiamo parlando di incidere la parte più intima e femminile di sé.
Il consenso può essere anche dato verbalmente, la cosa importante è che ve ne sia traccia e soprattutto sia “informato”.
È necessario che alla donna ed alla coppia vengano date tutte le informazioni circa le eventuali indicazioni, potenziali rischi e benefici.
Spesso le donne si sono ritrovate con una episiotomia senza neanche saperlo. Si sono sentite dire “facciamo un piccolo taglietto”.
Il primo passo per un rapporto fiduciario tra l’ostetrica e la donna assistita è fare chiarezza, chiamare le cose con il proprio nome, informare le donne al parto, o ancor meglio in gravidanza, del significato di ciascun atto.
E, magari, spiegar loro che ci sono alcune piccole attenzioni che possono proteggere il loro perineo durante la nascita.