TAGLIO CESAREO: INDICAZIONI, COMPLICANZE ED ERRORI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il taglio cesareo è un intervento chirurgico che permette l’estrazione del feto e dei suoi annessi (placenta e membrane amnio coriali) dall’organismo materno quando il parto per la via vaginale è ostacolato da situazioni patologiche a carico della madre, del feto o di entrambi.
Il taglio cesareo è elettivo quando è eseguito al di fuori del travaglio di parto, a termine di gravidanza, per una condizione materna o fetale che rende impossibile il parto per via vaginale.
Si parla invece di taglio cesareo in urgenza quando si presenta una patologia improvvisa.
L’incidenza di parto cesareo è di circa il 38%, l’intervento ha la durata di 45 minuti circa ed è di semplice esecuzione, a meno che non si presentano delle complicanze.
L’intervento prevede un’incisione trasversale a livello del pube, dopo aver eseguito un’anestesia loco-regionale, sicura per la madre e per il bambino, che prevede una perdita della sensibilità dall’ombelico in giù.
Indicazioni per procedere con il taglio cesareo
Le indicazioni per il taglio cesareo prevedono tutte quelle condizioni per le quali è impossibile espletare il parto per la via vaginale e tutte quelle condizioni che comportano una sofferenza del feto in conseguenza a una riduzione della sua ossigenazione, situazione che può essere causa di complicanze neonatali come l’encefalopatia ipossico ischemica, danni cerebrali permanenti e, nei casi più severi, della morte del neonato.
a) Placenta previa: localizzazione bassa della placenta su un punto chiamato segmento uterino inferiore.
Si parla di placenta previa maggiore quando questa ricopre totalmente o parzialmente l’apertura che permette la comunicazione tra il corpo e il collo dell’utero (orifizio uterino interno), mentre si parla di placenta previa minore quando la placenta si trova lateralmente o marginalmente all’orifizio uterino interno, senza ricoprirlo.
Nel caso di placenta previa maggiore, ma anche nel caso di placenta previa minore qualora le condizioni materno e fetali lo richiedano, è indicato il parto cesareo considerando che il parto per la via vaginale non è possibile per la presenza della placenta lungo il canale del parto la quale ostacola la progressione del feto.
Il segmento uterino inferiore, porzione dell’utero in cui si trova impiantata la placenta, a termine di gravidanza e in particolare con l’inizio dell’attività contrattile uterina, si assottiglia e si distende. La placenta, essendo anelastica, non segue e non si adatta alle modifiche del segmento uterino inferiore per cui si stacca dalla sua sede di inserzione provocando un sanguinamento il quale, a seconda della superficie placentare che si stacca dalla parete uterina, può essere più o meno grave tanto da interferire con il benessere del feto.
Se la placenta si stacca dalla parete uterina, l’afflusso di sangue, nutrienti e ossigeno dal distretto materno a quello fetale risulta essere limitato. Il feto, quindi, privato del necessario apporto di ossigeno, può sviluppare l’encefalopatia ipossico ischemica; per tale motivo, la gravida con placenta previa deve essere attentamente seguita nel corso di tutta la gravidanza e, nel caso in cui il benessere materno e fetale è compromesso e si ha un sanguinamento di grave entità, deve essere eseguito il taglio cesareo al fine di ridurre l’incidenza di complicanze neonatali;
b) Distacco di placenta: separazione prematura della placenta, prima che avviene l’espulsione del feto, dalla parete dell’utero.
Quando la placenta, organo di scambio materno fetale, si stacca dalla sua sede di impianto, il feto non riceve più dalla madre il necessario apporto di ossigeno per cui deve essere espletato in emergenza il parto tramite taglio cesareo.
Se dopo il distacco di placenta il bambino non è fatto nascere il più velocemente possibile, a causa della riduzione della sua ossigenazione, può andare in contro a encefalopatia ipossico ischemica;
c) Prolasso del cordone ombelicale: quando le membrane amniocoriali sono rotte il cordone si trova davanti la testa del feto (parte presentata).
Il prolasso del cordone ombelicale è un’emergenza ostetrica poiché è esercitata dalla testa del feto una certa pressione sul cordone ombelicale il quale contiene la vena ombelicale responsabile del trasporto di sangue ricco di ossigeno al feto. La pressione esercitata sui vasi del cordone ombelicale interrompe l’apporto di sangue al feto causando un’ipossia/asfissia feto–neonatale.
Dopo aver fatto diagnosi di prolasso di funicolo, deve essere eseguito immediatamente il taglio cesareo;
d) Distocia di spalla: fallimento del meccanismo di espulsione delle spalle fetali dopo la fuoriuscita della testa. Le spalle del feto rimangono bloccate lungo il canale del parto.
Se le manovre per risolvere la distocia di spalla non risultato essere efficaci, deve essere eseguito il taglio cesareo poiché tale emergenza, se non viene risolta in tempo, è causa di gravi complicanze fetali;
e) Sofferenza fetale: alterazioni del tracciato cardiotocografico;
f) Rottura d’utero: emergenza ostetrica caratterizzata da una lacerazione che interessa tutti gli strati dell’utero e si verifica principalmente in quelle donne che hanno una pregressa cicatrice uterina, quando le contrazioni uterine sono più intense rispetto al normale.
La rottura d’utero, se completa, prevede l’espulsione del feto e della placenta in cavità addominale determinando una riduzione dell’apporto di ossigeno al feto. La morte del feto in seguito alla rottura d’utero è molto frequente perciò non appena accade questa emergenza deve essere eseguito immediatamente il taglio cesareo;
g) Presentazione anomala del feto: presentazione podalica (il feto si presenta con i piedi in giù), trasverso (il feto è in una posizione perpendicolare rispetto al maggior asse dell’utero) e presentazione di fronte, presentazione di faccia e presentazione di bregma (la testa del feto non è completamente flessa per poter progredire lungo il canale del parto).
Quando la presentazione del feto è anomala, il travaglio diventa più prolungato e più difficoltoso. Il travaglio prolungato è associato a una diminuzione dell’apporto di ossigeno, a sofferenza fetale e asfissia per questo motivo, in queste situazioni, è più sicuro espletare il parto tramite il taglio cesareo.
Nel caso in cui la testa del feto non è completamente flessa per progredire lungo il canale del parto, vi è un arresto della progressione per cui, se la testa del feto non flette nonostante i cambiamenti di postura materna, è raccomandato l’espletamento del parto tramite taglio cesareo.
Quando la presentazione del feto è anomala, si ha un maggior rischio di prolasso di cordone ombelicale in quanto la testa del feto tarda ad impegnarsi cioè a confrontasi con i diametri del bacino materno e il cordone ombelicale scivola più facilmente davanti alla parte presentata.
Il feto che si trova in posizione podalica presenta un rischio maggiore di avere dei giri del cordone ombelicale intorno al collo e un’incidenza elevata di prolasso di funicolo;
h) Sproporzione feto pelvica: il feto è più grande rispetto al bacino
Nel caso di sproporzione feto pelvica i diametri del bacino materno non sono abbastanza ampi da permettere il passaggio del feto per cui è indicato il parto tramite taglio cesareo perché un travaglio di parto in una donna che presenta sproporzione feto pelvica può essere prolungato e si associa a sofferenza fetale.
Anche nel caso di diabete gestazionale con un peso fetale stimato maggiore di 4500 grammi e bassa statura materna o bacino stretto è raccomandato il parto cesareo. Il diabete gestazionale si associa, infatti, a macrosomia fetale (peso fetale maggiore di 4000 grammi);
i) Gestosi (o preeclampsia): patologia della gravidanza di origine placentare caratterizzata da ipertensione (pressione arteriosa maggiore di 140/90), proteinuria (presenza di proteine nelle urine) e altre manifestazioni sistemiche come edema, disturbi visivi, cefalea, insufficienza renale e disordini della coagulazione.
La placenta svolge un ruolo chiave nell’insorgenza di questa malattia poiché risulta essere mal equipaggiata per rispondere alle crescenti esigenze della gravidanza.
Tale patologia, quindi, si ripercuote anche sul versante fetale della placenta incidendo sugli esiti neonatali.
La gestosi comporta un ridotto flusso utero placentare da cui ne deriva un ridotto apporto si sangue, nutrienti e ossigeno al feto il quale può andare incontro a sofferenza per cui deve essere attentamente monitorato durante tutta la gravidanza il benessere del neonato e nel caso in cui insorgono delle complicanze deve essere eseguito il taglio cesareo.
A causa dei rischi neonatali associati alla gestosi, il bambino deve essere fatto nascere prima del termine di gravidanza in modo da ridurre il grado di compromissione fetale – neonatale;
j) Fallimento dell’induzione del travaglio di parto: mancata insorgenza di contrazioni uterine dolorose valide dopo un ciclo completo di trattamento con prostaglandine (ormone responsabile dello scatenamento del travaglio di parto) o dose massima di ossitocina;
k) Gravidanza gemellare: il taglio cesareo è indicato sia quando la gravidanza è gemellare mono amniotica (presenza di una sola sacca gestazionale) in quanto vi è un rischio maggiore di compromissione fetale a causa di attorcigliamenti e compressioni sul cordone ombelicale tanto da ostacolare l’afflusso di ossigeno ai feti, sia quando la gravidanza è gemellare monocoriale (presenza di una sola placenta) per l’instaurarsi di una sofferenza fetale acuta legata alla trasfusione feto-fetale e la conseguente morte endouterina fetale inattesa.
Possibili complicanze materne del parto cesareo
Il cesareo, seppur rappresenti uno degli interventi chirurgici maggiormente praticati, è sempre un intervento chirurgico a tutti gli effetti perciò può comportare delle complicanze materne e neonatali.
L’emorragia materna è la più frequente complicanza del taglio cesareo e può verificarsi, ad esempio, nel caso di placenta previa quando questa è associata a una patologica adesione della placenta alle pareti dell’utero (placenta accreta) la quale con difficoltà si distacca dalla sua sede di impianto.
In seguito all’esecuzione del taglio cesareo sono possibili anche delle infezioni dell’utero (endometrite) o della ferita, soprattutto se l’intervento è praticato in emergenza e quindi non sempre si riesce a mettere in atto tutte le misure per garantire la sterilità.
Gli interventi chirurgici devono essere eseguiti dopo aver creato un ambiente del tutto sterile disponendo un tavolo operatorio con strumenti chirurgici, garze e fili di sutura sterilizzati e i chirurghi devono essere dotati di un abbigliamento idoneo, indossando mascherina e cuffietta, guanti e camice sterili.
È indispensabile adottare alcune regole all’interno della sala operatoria allo scopo di ridurre le infezioni e di somministrare al paziente, durante lo svolgimento dell’intervengo chirurgico quando avviene la massima esposizione alla contaminazione stessa, una corretta profilassi antibiotica con l’obiettivo di proteggere il paziente da contaminazioni esogene ed endogene.
Prima, durante e dopo lo svolgimento del taglio cesareo, l’equipe chirurgica deve attentamente monitorare il decorso operatorio valutando i parametri vitali quali pressione arteriosa, frequenza cardiaca, temperatura corporea, saturazione dell’ossigeno e frequenza respiratoria, la diuresi e il tono uterino.
Tra le possibili complicanze del taglio cesareo sono anche da annoverare lesioni della vescica e lesioni dell’intestino a causa della vicinanza di queste strutture con quelle che vengono manipolate durante l’intervento.
Nel caso di sospetta lesione della vescica, prima di terminare l’intervento chirurgico, deve essere eseguito il test del blu di metilene il quale permette di evidenziare la presenza di lesioni vescicali cosi da trattarle.
In corso di taglio cesareo possono verificarsi anche delle lesioni vascolari, più frequenti sono le lesioni a carico dei vasi iliaci interni che irrorano l’utero e dei vasi iliaci esterni.
Se non si riesce a controllare correttamente il sanguinamento, deve essere asportato l’utero (isterectomia). La rimozione dell’utero comporta la perdita della fertilità della paziente.
Dopo il parto cesareo, il ricovero dura tre o quattro giorni, a meno che non insorgono delle complicanze dopo il parto.
La ripresa dopo il parto è più lenta, si ha una perdita più abbondante di sangue (1000 ml) rispetto al parto spontaneo (500 ml) e vi è una maggiore difficoltà della ripresa della funzione intestinale.
Il parto eseguito tramite il taglio cesareo, inoltre, comporta un maggior rischio di trombosi per questo nelle prime ventiquattro ore dall’intervento la donna deve essere invitata ad alzarsi e a camminare cosi da prevenire la potenziale formazione di trombi.
La trombosi venosa profonda è una complicanza che interessa l’apparato cardiocircolatorio e deve essere immediatamente trattata con i giusti farmaci.
Dopo l’espulsione del feto, l’utero si contrae dando luogo al “globo di sicurezza” in modo da realizzare un’emostasi meccanica e limitare la perdita di sangue. Se non si viene a creare il cosiddetto globo di sicurezza che limita la perdita di sangue, la paziente svilupperà un’emorragia.
Quando non si riesce a trattare l’emorragia e se l’utero non si contrae, nonostante la somministrazione di farmaci utero tonici che favoriscono la sua contrazione, si ricorre all’asportazione dell’utero per evitare la morte materna per dissanguamento.
Dopo l’esecuzione del taglio cesareo e quando finisce l’effetto degli anestetici, la donna avverte dolore localizzato nella sede in cui è avvenuto l’intervento e ha difficoltà a compiere anche dei semplici movimenti i quali intensificano il dolore.
Per controllare il dolore post-operatorio possono essere prescritti degli antidolorifici che non devono essere controindicati in allattamento.
Nel caso di una successiva gravidanza, la donna presenta un rischio maggiore di avere la placenta previa a causa della presenza della cicatrice uterina che può favorire un impianto anomalo della placenta.
La donna che ha subito un taglio cesareo, inoltre, presenterà anche un maggior rischio di rottura d’utero soprattutto nel momento in cui ha inizio l’attività contrattile dell’utero. Le contrazioni, infatti, favoriscono la separazione degli strati della cicatrice provocando la rottura d’utero.
Le complicanze per la madre possono derivare anche dall’anestesia alla quale è sottoposta prima dell’esecuzione dell’intervento chirurgico. L’anestesia, molto frequentemente, è seguita da nausea, vomito e mal di testa al risveglio.
Complicanze neonatali in seguito al parto cesareo
Il bambino nato tramite taglio cesareo non ha gli stessi vantaggi di un bambino nato tramite parto naturale.
Innanzitutto, un bambino nato in seguito a un parto tramite taglio cesareo più difficilmente riesce ad adattarsi al passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina e saranno più frequenti le sue complicanze respiratorie.
Quando il bambino si trova all’interno dell’utero, i polmoni non svolgono ancora la loro funzione respiratoria in quanto sono pieni di un liquido e non sono in grado di espandersi e retrarsi, perciò gli scambi gassosi avvengono attraverso la placenta, organo di scambio materno fetale.
Durante il travaglio di parto e in particolare durante il passaggio del feto attraverso il bacino materno è espulso il liquido che si trova nei polmoni del feto grazie alla compressione esercitata sul torace dal canale del parto.
Questo evento non avviene nel caso di taglio cesareo.
Il primo atto respiratorio, infatti, comporta la rimozione di questo liquido polmonare per cui, in seguito a un taglio cesareo, sarà più difficoltoso da parte del neonato eseguire il primo atto respiratorio.
Un neonato nato da taglio cesareo necessita più frequentemente, rispetto a un nato da parto naturale, dell’esecuzione delle manovre di rianimazione neonatale per adattarsi alla vita extrauterina.
Dopo un parto spontaneo, il neonato, se le sue condizioni lo permettono, può essere posto immediatamente sull’addome materno in modo da favorire il contatto pelle a pelle.
Il contatto pelle a pelle subito dopo la nascita, il quale non è possibile dopo un parto cesareo, è fondamentale per il rapporto relazionale madre-figlio ma anche per la salute del neonato.
Il contatto pelle a pelle, infatti, evita la dispersione di calore del neonato, colonizza il neonato con batteri della flora normale del corpo materno cosi da proteggerlo da infezioni e allergie, favorisce l’attacco al seno il quale sarà più prolungato e più efficace, facilita la relazione e il vincolo affettivo madre bambino permettendo un passaggio più dolce dalla vita intrauterina alla vita extrauterina, riduce il pianto e diminuisce lo stress e tranquillizza la madre e il neonato regolando la frequenza cardiaca e la frequenza respiratoria.
Taglio cesareo ed encefalopatia ipossico ischemica nel neonato
L’encefalopatia ipossico ischemica è caratterizzata dalla presenza di lesioni cerebrali e di deficit neurologici a lungo termine a causa di una riduzione dell’adeguato apporto di ossigeno (ipossia) durante il parto e nel momento che immediatamente segue la nascita o di una ridotta perfusione di sangue a livello cerebrale (ischemia).
Nel caso in cui durante la gravidanza o durante il travaglio di parto si rileva una sofferenza da parte del feto a causa di una sua ridotta ossigenazione, deve essere eseguito immediatamente il parto e il taglio cesareo è il metodo più veloce e sicuro per far nascere il bambino.
Se il taglio cesareo non è eseguito tempestivamente, la mancanza di ossigeno può causare l’encefalopatia ipossico ischemica e, nei casi più gravi, la morte del neonato.
Errori medici e malasanità in caso di parto cesareo
Il ginecologo deve eseguire un taglio cesareo qualora vi sia la giusta indicazione.
Ostetrici e ginecologi devono essere capaci di rilevare tutte quelle condizioni che prevedono una riduzione dell’ossigenazione fetale. Tramite un attento monitoraggio del benessere fetale attraverso l’auscultazione del suo battito cardiaco è possibile avere informazioni sul suo stato di ossigenazione; ciò consente di agire tempestivamente nel momento in cui si manifestano dei segni di sofferenza fetale, prima che la limitazione dell’apporto di ossigeno diventi tanto grave da provocare gravi complicanze neonatali come l’encefalopatia ipossico ischemica.
Il medico è negligente nel momento in cui non è capace di interpretare il tracciato cardiotocografico in modo da rilevare quelle condizioni che richiedono l’espletamento di un parto in emergenza tramite taglio cesareo.