INDICAZIONI PER IL TAGLIO CESAREO E POSSIBILI RISCHI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il taglio cesareo è un intervento chirurgico che permette la nascita di un bambino nei rari casi in cui il parto spontaneo risulterebbe rischioso per la salute della madre e/o del bambino.
È un intervento che, se utilizzato solo quando effettivamente necessario, permette di migliorare gli esiti di salute materna e neonatale. Come ogni procedura medica però, non è esente da rischi, dunque non dovrebbe rappresentare una scelta alternativa rispetto al parto spontaneo, ma dovrebbe invece essere considerato esclusivamente come un intervento “salva-vita”.
Nel 1985, una conferenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha concluso che le nascite avvenute attraverso il taglio cesareo non dovrebbero superare il 10-15% del totale. Questa raccomandazione deriva da un’ampia letteratura scientifica che negli anni ha dimostrato che, per mantenere elevati risultati in termini di salute materna e neonatale, è opportuno intervenire con un taglio cesareo nei soli casi in cui la salute materna e/o neonatale sono a rischio. Quando questo intervento viene praticato senza che ci sia un reale bisogno infatti, i rischi e i possibili danni superano di gran lunga i benefici.
A distanza di quasi 35 anni, almeno in Italia, siamo ben lontani da queste raccomandazioni.
Infatti, ben il 35,4% dei bambini italiani nasce attraverso il taglio cesareo, con un’ampia variabilità tra le regioni italiane.
Questa percentuale non solo è nettamente superiore alle raccomandazioni OMS, ma anche elevata rispetto alla media europea (27%).
Quali sono le reali indicazioni mediche per effettuare un taglio cesareo
Generalmente un taglio cesareo è consigliabile in queste situazioni più frequenti:
- posizione podalica del feto a termine: in questo caso è opportuno offrire alla madre la possibilità di effettuare un taglio cesareo programmato perché l’intervento diminuisce la mortalità perinatale/neonatale e la morbosità neonatale grave rispetto al parto vaginale. In caso di taglio cesareo programmato, questo non dovrebbe essere effettuato prima delle 39+0 settimane di età gestazionale;
- gravidanze gemellari a seconda della posizione dei gemelli: nelle gravidanze gemellari bicoriali/biamniotiche in cui uno dei due gemelli non ha presentazione cefalica il taglio cesareo non è efficace nel ridurre la morbosità e mortalità neonatale. In questi casi quindi può essere offerta l’assistenza al parto per via vaginale, purché avvenga in una struttura ospedaliera che possa garantire un’assistenza ostetrico-ginecologica e neonatologica appropriata per un parto spontaneo gemellare. Se non fosse possibile rivolgersi a tali strutture, può essere offerto il taglio cesareo programmato, ma l’intervento non dovrebbe essere effettuato prima di 38+0 settimane, per evitare eventi avversi neonatali. Nelle gravidanze gemellari bicoriali/biamniotiche a termine in cui entrambi i gemelli sono in presentazione cefalica, in assenza di fattori di rischio, si raccomanda solitamente il parto per via vaginale in quanto non è dimostrata l’efficacia del taglio cesareo nel ridurre la mortalità e la morbosità neonatali;
- ritardo di crescita fetale: nelle gravidanze in cui il feto risulta avere un ritardo di crescita, in assenza di alterazioni della velocimetria Doppler, il taglio cesareo programmato non è raccomandato. Anche in caso di alterazioni della velocimetria Doppler, il ricorso al taglio cesareo non è sempre raccomandato, ma va valutato in funzione della gravità del caso;
- placenta previa: nei casi in cui la placenta è posizionata davanti o molto vicino all’orifizio uterino interno (placenta previa centrale, totale o parziale, o di placenta previa marginale, <2 cm dall’orifizio uterino interno) è raccomandato il ricorso al taglio cesareo programmato. Il taglio cesareo deve essere effettuato in un punto nascita di livello appropriato per gestire le eventuali emergenze materno-fetali e neonatali;
- sproporzioni feto-pelviche: generalmente il parto vaginale non è consigliabile in questi casi ma è opportuno precisare che la misura del piede, la pelvimetria, l’altezza materna e la stima delle misure fetali (con esame ecografico o con esame clinico) non sono misure predittive della mancata progressione della parte presentata in travaglio. Pertanto, non devono essere utilizzate quale unico criterio per decidere le modalità di espletamento del parto;
- diabete in gravidanza: (cronico o gestazionale) non rappresenta di per sé solo un’indicazione al taglio cesareo, né costituisce una controindicazione al parto vaginale dopo pregresso taglio cesareo. Solo in caso di feto con peso stimato maggiore ai 4.500 g nella gravidanza diabetica, è raccomandato il taglio cesareo a partire da 38+0 settimane di gestazione;
- malattie infettive: in caso di infezione da Virus HIV un taglio cesareo programmato a 38+0 settimane per prevenire il travaglio e/o la rottura delle membrane è raccomandato in caso di:
- terapia antiretrovirale altamente attiva con carica virale plasmatica >50 copie/ml;
- monoterapia con ZDV quale alternativa alla terapia antiretrovirale altamente attiva;
- coinfezione da HIV ed epatite C in donne che non eseguolo una terapia HAART e/o con carica virale HIV plasmatica >50 copie/ml.
Le donne in gravidanza con co-infezione HIV/HCV, che eseguono terapia HAART e con carica virale HIV plasmatica <50 copie/ml, devono essere informate che vi sono incertezze circa l’efficacia del taglio cesareo programmato nel ridurre il rischio di infezione neonatale da HCv. Pertanto, il taglio cesareo deve essere proposto solo dopo avere valutato e discusso con la donna i potenziali benefici e danni. In tutti gli altri casi di malattie infettive in gravidanza (Herpes Simplex, Epatite C) le donne devono essere informate che vi sono incertezze circa l’efficacia del taglio cesareo programmato nel ridurre il rischio di infezione neonatale.
È dunque raccomandato offrire un parto vaginale spontaneo, avendo cura di limitare, per quanto possibile, le manovre che aumentano il rischio di contaminazione ematica materno-fetale (rottura delle membrane, ripetute esplorazioni vaginali a membrane rotte, monitoraggio invasivo del benessere fetale – CTG in continuo, utilizzo di forcipe e ventosa, episiotomia).
Nel caso in cui, anche in presenza delle condizioni precedenti, ci fosse la necessità di ricorrere al taglio cesareo per motivi ostetrici (battito fetale patologico, prolasso di funicolo, ecc.) in donne affette da HIV con carica virale plasmatica < 50 copie/ml, questo non dovrebbe essere effettuato prima di 39+0 settimane di gestazione per ridurre i rischi neonatali.
Quali sono i rischi che possono verificarsi in caso di taglio cesareo
I rischi e le conseguenze più frequenti dovuti al parto cesareo, dal punto di vista materno, sono:
- una convalescenza più lunga e più complicata rispetto a quella successiva a un parto naturale;
- infezione della ferita chirurgica;
- infezione della parete uterina, che può in alcuni casi compromettere la fertilità della donna;
- eccessivo sanguinamento, che nei casi più gravi può richiedere una trasfusione o un nuovo intervento per l’arresto dell’emorragia,
- trombosi venosa profonda, ovvero la formazione di un coagulo che impedisce lo scorrimento del sangue; nei casi più gravi può causare embolia polmonare se il coagulo riesce a raggiungere il polmone;
- danni al sistema urinario.
I rischi e le conseguenze più frequenti dovuti al parto cesareo, per quanto riguarda le gravidanze successive, sono:
- non sempre è possibile procedere con un parto spontaneo nella gravidanza successiva al taglio cesareo;
- rottura dell’utero,
- difficoltà legate all’espulsione della placenta, che aumentano del 4% nella gravidanza successiva e continuano a crescere all’aumentare del numero dei tagli cesarei precedenti (dopo 4 TC il rischio è del 10%);
- difficoltà al concepimento o aborto, dovuto alla presenza di una vasta cicatrice nella parete uterina che complica l’attecchimento dell’embrione.
I rischi e le conseguenze più frequenti dovuti al parto cesareo, dal punto di vista fetale, sono:
- rischio di essere ferito dal bisturi durante l’incisione della parete uterina;
- problemi respiratori alla nascita, soprattutto nel caso di bimbi nati prima della 39esima settimana.