INDICAZIONI PER L’USO DELLA VENTOSA OSTETRICA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La ventosa ostetrica è uno strumento la cui funzione è quella di guidare il feto, nel caso in cui si presentano determinate condizioni che ne permettono l’utilizzo, lungo l’ultimo tratto del canale del parto in modo da ridurre i tempi del periodo espulsivo.
La ventosa, nonostante possa facilitare l’espulsione del feto, può anche essere causa di esiti sfavorevoli sia per la madre come le lacerazioni dei tessuti molli del canale del parto, sia per il feto come emorragie intracraniche, lesioni del cranio, cefaloematoma e paralisi cerebrale infantile.
Per ricorrere all’utilizzo della ventosa ostetrica è necessario che si presentano le seguenti condizioni:
- Ridotta o scoordinata attività contrattile della muscolatura uterina la quale non consente la normale progressione del feto lungo il canale del parto e da ciò consegue una seconda fase del travaglio di parto prolungata;
- Gravidanza a termine (dopo la 37esima settimana gestazionale)
Quando la gravidanza non è a termine e in particolare l’epoca gestazionale è minore di 34 settimane, le ossa del feto sono molto fragili e i tessuti molli sono molto più sensibili.
Il feto, inoltre, non ha ancora completato lo sviluppo strutturale e funzionale del cervello.
Un feto prima del termine di gravidanza, perciò, presenta, rispetto a un feto a termine di gravidanza, un rischio più elevato di riportare delle lesioni del cranio e di avere un’emorragia cerebrale dopo che è stata applicata la ventosa ostetrica.
- Sofferenza fetale o stato di salute fetale non rassicurante. Una compromissione del benessere fetale determina una riduzione della sua ossigenazione. Il ridotto apporto di ossigeno dal distretto materno a quello fetale, infatti, aumenta il rischio di mortalità perinatale, di danni a carico del cervello e deficit neurologici permanenti; per questo motivo, il feto deve essere tolto da questa condizione di stress cosi da evitare di prolungare la sofferenza fetale e di ridurre le complicanze che ne possono derivare.
- La gravida è esausta e non riesce più a partecipare attivamente al travaglio di parto per cui le contrazioni del torchio addominale materno non sono abbastanza efficaci da permettere la progressione del feto.
- Travaglio di parto prolungato.
- La gravida presenta delle patologie come cardiopatie, insufficienza respiratoria, distacco di retina e deficit neurologici. L’uso della ventosa ostetrica consente di ridurre lo sforzo materno che può aggravare queste situazioni.
- Il feto deve essere in presentazione cefalica (con la testa in giù) poiché la ventosa deve essere posta in un particolare punto della testa fetale chiamato punto di flessione. La testa del feto, inoltre, deve essere impegnata cioè deve trovarsi all’interno del bacino materno.
- La dilatazione della cervice uterina deve essere completa (10 cm) e le membrane amniocoriali devono essere rotte cosi che la ventosa possa correttamente aderire sulla cute della testa del feto.