LESIONI DA PARTO DEL NEONATO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Una scorretta gestione del parto e delle prime cure neonatali può aumentare l’incidenza di complicanze neonatali e aumentare la mortalità.
La comparsa di complicanze per il neonato durante è purtroppo una possibilità non del tutto rara: una corretta gestione da parte dei professionisti permette il più delle volte di ridurre la mortalità e l’incidenza di complicanze a lungo termine.
Quali sono le complicanze più frequenti per il neonato durante o a seguito del parto.
Tra le complicanze più frequenti per un neonato possiamo trovare:
a) necessità di manovre rianimatorie alla nascita: il neonato può avere bisogno di essere rianimato dopo il parto se vi è stata una condizione di sofferenza fetale in utero, dettata per esempio da una riduzione del flusso di ossigeno placentare, oppure in caso di anomalie congenite.
Se si sospetta la necessità di rianimare il neonato è opportuno che un pediatra sia già presente al momento della nascita, per poter intervenire subito; se il pediatra non si trova in sala parto le manovre rianimatorie devono essere iniziate dall’ostetrico o ginecologo.
Nella sala parto deve essere presente tutto il materiale necessario alla rianimazione, controllato regolarmente, e i presidi utilizzati per la rianimazione devono essere adeguati all’epoca gestazionale de bambino (per un nato pretermine sono necessari presidi di dimensione minore, o le manovre rianimatorie non possono risultare efficaci).
Va ricordato che una rianimazione eseguita in maniera scorretta può comportare un peggioramento dei danni a carico del neonato;
b) patologie respiratorie: si tratta di una delle complicanze neonatali più frequenti, in particolare per i bambini nati pretermine ma anche per coloro che hanno avuto un’infezione in utero.
Talvolta le difficoltà respiratorie non vengono mostrate immediatamente dopo la nascita, ma in un secondo tempo, con un esordio occultato. La più frequente complicanza respiratoria è la sindrome da distress respiratorio, dovuta a una carenza di surfactante, che può avere conseguenze molto gravi se non diagnosticata in tempo.
Per questo motivo è opportuno che il neonato, in particolare se possiede fattori di rischio per una patologia respiratoria, venga tenuto sotto osservazione dopo la nascita, per monitorare la comparsa di sintomi che indicano difficoltà alla ventilazione, come la presenza di gemito all’espirazione, rientramenti intercostali, alitamento delle pinne nasali, cianosi, letargia, respiro irregolare e apnea;
c) danni neurologici: una grande maggioranza dei danni neurologici neonatali sono legati a condizioni ipossiche fetali, ovvero situazioni in cui il feto si è trovato in carenza di ossigeno, ma possono anche essere dovute a infezioni fetali o neonatali oppure a complicanze della rianimazione
Tra i possibili danni neurologici vi è la paralisi cerebrale infantile, l’emorragia interventricolare, la leucomalacia periventricolare, l’encefalopatia ipossico-ischemica, i deficit sensoriali o la comparsa di convulsioni;
D) sindrome da aspirazione di meconio: si verifica quando il feto inala nei polmoni del liquido amniotico tinto di meconio.
La presenza di meconio nelle vie aeree può provocare un’ostruzione o un’infiammazione polmonare, ipertensione polmonare o atelettasia (collasso dell’alveolo polmonare).
Considerati i gravi danni che questa condizione può comportare, in presenza di liquido amniotico tinto di meconio in travaglio è opportuno chiamare un pediatra che sia presente al momento della nascita e procedere all’espirazione delle vie aeree del neonato subito dopo il parto.
La somministrazione di una terapia antibiotica in presenza di sintomi infettivi e di ossigeno se si evidenziano difficoltà respiratorie, eventualmente ricorrendo alla ventilazione meccanica, consentono di trattare la sindrome;
E) infezioni neonatali: le infezioni del neonato possono essere contratte in maniera differente. Possono essere il risultato di un’infezione contratta in epoca fetale, in particolare se vi è stata un’infezione materna in gravidanza o una corionamniotite oppure un’infezione placentare.
Il parto può essere a sua volta un’occasione di contagio, come avviene frequentemente per lo Streptococco Beta-emolitico di Gruppo B. Il neonato può inoltre contrarre un’infezione dopo il parto, dall’ambiente circostante.
Molta attenzione va posta alle misure di prevenzione delle infezioni nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, dove il rischio di contagio è elevato. I nati prematuri sono maggiormente esposti a questi rischi;
F) ittero: si verifica quando vi è un aumento della bilirubina (una sostanza derivata dall’emoglobina dei globuli rossi in eccesso che deve essere smaltita dopo la nascita) nel sangue del neonato.
In caso di ittero la pelle, le mucose e le sclere del neonato assumono una colorazione giallastra. Un aumento della bilirubina è in genere normale dopo il parto e per questo viene definito ittero fisiologico, ma se supera certi valori può comportare dei danni neurologici al bambino, poiché tende a depositarsi nel cervello.
Per questo motivo l’ittero deve essere diagnosticato rapidamente e non trascurato; il trattamento avviene innanzi tutto tramite fototerapia, che aiuta l’eliminazione della bilirubina, e nei casi più gravi con exsanguino-trasfusione, che comporta una sostituzione del sangue del bambino con sangue che è stato depurato della bilirubina;
G) ipoglicemia: è una situazione in cui il glucosio, cioè lo zucchero, nel sangue è al di sotto dei livelli minimi (inferiore a 40 mg/dl).
L’ipoglicemia in un neonato è una condizione estremamente grave che può portare a complicanze quali le convulsioni, il coma e la morte; è fondamentale che gli operatori sanitari siano in grado di riconoscere i sintomi di un neonato ipoglicemico e intervengano immediatamente per ristabilirne i valori normali.
I neonati con un rischio aumentato, come i prematuri o i neonati di basso peso, devono ricevere un monitoraggio specifico per evitare di incorrere nell’ipoglicemia;
H) traumi neonatali: i traumi neonatali sono tipici di un parto complicato o distocico, cioè un parto in cui è stato necessario un intervento esterno affinché il bambino nascesse.
Mentre il tumore da parto (una raccolta liquida sottocutanea dovuta alla normale pressione a cui la testa del bambino è sottoposta durante il travaglio) è una condizione fisiologica, il cefaloematoma (ovvero una raccolta ematica dovuta a una rottura dei vasi del periostio) indica che vi è stato un trauma, ma questo si risolve in genere spontaneamente nel giro di qualche giorno.
Al contrario le vere e proprie fratture del cranio sono molto gravi ma altrettanto rare.
Possono derivare dall’esecuzione scorretta di un parto strumentale o di qualche manovra ostetrica inappropriata.
Le lesioni ai nervi più frequenti sono quelle al nervo facciale e al plesso brachiale.
Nel primo caso la lesione è dovuta alla pressione che viene esercitata durante il travaglio sul volto del feto o dall’utilizzo del forcipe; questo tipo di trauma provoca un’incapacità a controllare un lato del viso, in particolare nel muovere la bocca e chiudere l’occhio.
Può risolversi spontaneamente in qualche giorno se il trauma è stato leggero, o lasciare esiti permanenti nei casi più gravi.
La paralisi del plesso brachiale invece provoca un’incapacità nel muovere il braccio. Si verifica tipicamente dopo episodi di distocia di spalla e anche in questo caso la possibilità di guarigione dipende dalla gravità del danno.
La presenza di fratture, più frequentemente degli arti superiori, è generalmente determinata da una malposizione del feto o una manovra ostetrica brusca.
I neonati macrosomici, ovvero di peso superiore a 4500 g, i prematuri e quelli in presentazione anomala sono più esposti al rischio di trauma alla nascita.