MANOVRA DI KRISTELLER – CONDIZIONI E CONSEGUENZE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Tra le procedure di assistenza al travaglio e parto impiegate dal personale, nonostante la relativa efficacia, troviamo la pratica della manovra di Kristeller.
Cos’è la manovra di Kristeller
La manovra di Kristeller consiste nell’esercitare una serie di spinte sul fondo dell’utero per favorire le forze espulsive naturali, in modo da accelerare la progressione e il disimpegno del feto.
La manovra consiste nel:
- mettere la paziente in posizione ginecologica;
- praticare una pressione sul fondo dell’utero con le mani o con il braccio o avambraccio (in questa ultima opzione si afferra il bordo del lettino del parto con la mano e si circonda il fondo dell’utero con il braccio e l’avambraccio).
La manovra di Kristeller per le molte conseguenze che ne seguono:
- deve essere esercitata senza violenza e con una forza molto contenuta;
- deve essere contemporanea alla contrazione uterina e alla spinta della donna;
- non può essere ripetuta per più di 3, massimo 4 volte;
- deve essere effettuata nelle parti finali del periodo espulsivo.
Questa pratica può aiutare in caso di:
- ipocinesia uterina secondaria ovvero quando le contrazioni dell’utero, dopo una fase di buona attività contrattile iniziale, diventano poco frequenti, di breve durata e poco intense;
- sofferenza fetale in avanzato periodo espulsivo;
- con associazione all’utilizzo di forcipe, ventosa e assistenza nel parto podalico.
Non esistono sufficienti prove di efficacia per questa procedura assistenziale, pertanto dovrebbe essere utilizzata con prudenza fino a quando nuove ricerche e studi non ne assicurino l’efficienza.
Conseguenze ed errori a seguito di svolgimento della manovra di Kristeller
La manovra Kristeller è controindicata in caso di:
- fase di decelerazione prolungata della velocità di dilatazione;
- sproporzioni feto-pelviche;
- pregresse cicatrici isterotomiche;
- distocia di spalle.
Le conseguenze di tale manovra sono:
- lesioni vaginali e perineali;
- rottura dell’utero;
- distacco intempestivo di placenta;
- sofferenza fetale acuta secondaria a causa di disturbi dell’irrorazione placentare;
- contusioni delle pareti uterine;
- contusioni alle costole della paziente;
- atonia uterina nel postpartum;
- ripercussioni sul punteggio Apgar del neonato.