L’INDUZIONE FARMACOLOGICA DEL TRAVAGLIO: QUANDO SERVE DAVVERO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Molti di noi hanno conoscenti cui è stato anticipato il travaglio per vari motivi. Questa pratica si chiama induzione del travaglio e mira ad indurre l’avvio delle contrazioni ante tempo.
L’induzione prevede la somministrazione di alcuni farmaci a base di prostaglandine che vengono dati alla donna per bocca o per via vaginale, e spesso prosegue con la somministrazione di ossitocina endogena per stimolare le contrazioni uterine che portano al parto.
Quando si rende necessaria l’induzione del travaglio
Questa pratica si rende necessaria quando il prosieguo della gravidanza è rischioso per la mamma o per il suo bambino.
È indicata quando:
- la donna presenta un’ipertensione eccessiva, con rischio di sviluppare la preeclampsia (grave patologia gravidica data da aumento di pressione arteriosa, proteine nelle urine e ritardo di crescita fetale);
- si ha un diabete gestazionale. In tal caso l’induzione è indicata dopo le 38 settimane;
- in gravidanza oltre il termine, che superi cioè le 42 settimane, 2 settimane oltre la data presunta del parto. Per prassi ospedaliera in molte strutture si decide di indurre il parto a 41settimane +5 giorni, o a 41settimane+3 giorni, per ridurre il numero di gravidanze che arrivino oltre il termine;
- in caso di grave ritardo di crescita
In generale è indicato proporre un’induzione in caso di grave patologia materna o fetale, tale da rendere necessaria una nascita anticipata.
Rischi e conseguenze di un’induzione del travaglio
Un travaglio che inizia a seguito di una sollecitazione chimica, come possiamo immaginare, ha dei meccanismi e dei tempi del tutto differenti da un travaglio che insorge in maniera spontanea.
Innanzitutto, richiede l’ospedalizzazione, medicalizzando l’intero processo della nascita sin dal suo inizio.
La preparazione della cervice uterina può richiedere un tempo molto variabile da donna a donna, ma in media dura 6/8 ore.
In questo tempo la donna si trova ricoverata solitamente in reparto ed ha già contrazioni dolorose, ma non essendo ancora in travaglio attivo raramente gode dell’assistenza ostetrica continuativa in uno spazio intimo insieme al marito.
Inoltre, le contrazioni stimolate dai farmaci non hanno quelli inizio lento e graduale che offre un travaglio spontaneo, ma mettono la donna da subito in confronto con una sensazione dolorosa cui il suo corpo non è preparato.
E infatti molto più frequente tra le donne che sono state indotte la richiesta della analgesia epidurale per fronteggiare un dolore che non è fisiologico.
L’organizzazione Mondiale della sanità raccomanda di non superare un tasso del 10% delle induzioni sul totale delle nascite in qualsiasi luogo ed in qualsiasi paese. In molte strutture italiane Il tasso invece supera il 20 o addirittura il 30% dei parti.
Essendo una procedura che altera in maniera irreversibile il processo della nascita devono sussistere validi motivi clinici perché venga proposta alle donne e non può in alcun modo venire praticata per semplice comodità logistica della donna o dei professionisti.