QUELLA DOLOROSA SPINTA SULLA PANCIA: PERCHÉ SI EFFETTUA ANCORA LA MANOVRA DI KRISTELLER E QUALI RISCHI COMPORTA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Molte donne raccontano che al parto il ginecologo di guardia ha praticato loro una spinta sulla pancia per facilitare la fuoriuscita del bambino. Questa spinta che spesso si ricorda con terrore per il vissuto doloroso e passivizzante, si chiama manovra di Kristeller, dal medico che ne ideò la pratica al parto.
A cosa serve la manovra di Kristeller
Questa manovra prevede di appoggiare il polso del professionista a livello del fondo dell’utero, la parte più alta in direzione craniale, e di accompagnare dolcemente la nascita del bambino con una spinta aggiuntiva agli sforzi materni, qualora si mostrasse difficoltà nella fuoriuscita del neonato.
Il vissuto delle donne che hanno subito questa pratica descrive una situazione che è tutto fuorché dolce e gentile. Spesso viene eseguita con violenza e disattenzione, lasciando alle donne ancora vivo il ricordo di quel dolore imprevisto e non motivato.
Rischi e conseguenze della manovra di Kristeller per madre e bambino
Nella sua definizione originale la spinta prevede l’applicazione di una forza non superiore ai 3 kg, per evitare di creare danni alla mamma o al bambino.
La pratica negli anni ha però trasformato questa manovra al punto da richiedere spesso l’appoggio non solo del polso ma di tutta la persona che ergendosi sopra al corpo della donna esercita una pressione elevata con tutto il suo avambraccio.
Questo uso scorretto e deleterio della manovra ha fatto sì che l’organizzazione Mondiale della sanità arrivasse a bandirla dalle sale parto come pratica dannosa e rischiosa.
Nonostante ciò continua ad essere ancora praticata a molte donne che si trovano inermi sotto il peso e la spinta altrui.
La manovra di kristeller è risultata essere dannosa sia per la mamma che per il bambino.
Apportando una pressione che si somma a quella data dalle contrazioni uterine e dagli sforzi espulsivi materni, crea maggiori problemi del comparto perineale, registrando un maggior rischio di prolasso genitale ed incontinenza nel post partum.
Inoltre, il feto, che già vive uno stress ipossico dato dalla contrazione uterina, si trova a sperimentare una situazione di stress aggiuntivo cui non è preparato, che su un feto che mostra segni di difficoltà può creare ulteriore danno.