LA VENTOSA OSTETRICA
ERRORI MEDICI E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
Anche il parto più naturale e fisiologico può esitare talvolta in situazioni dove sia richiesta velocità, prontezza e sangue freddo.
È ciò che avviene, per esempio, nel caso in cui il medico ginecologo debba fare uso della ventosa ostetrica per aiutare la nascita di un bambino, alleandosi alle spinte materne.
Cos’è la ventosa ostetrica
La ventosa ostetrica è uno strumento in plastica a forma di coppetta collegata ad un filo e ad un meccanismo in grado di creare una situazione di sottovuoto.
In Italia viene usata una ventosa di tipo “kiwi”, che ha un diametro piccolo così da esercitare una pressione minore sui tessuti della testa fetale.
Viene applicata sulla testa del bambino se vi sono le condizioni necessarie.
Il medico attraverso la trazione e la donna attraverso le spinte riescono a generare una forza così da accelerare il periodo espulsivo (periodo delle spinte materne) e a scongiurare danni al bambino e alla mamma.
Quali sono le indicazioni per l’applicazione della ventosa ostetrica
L’ostetrica/o ha il compito di individuare quelle potenziali situazioni di pericolo e comunicare con il medico ginecologo che, nel caso sia necessario, applicherà la ventosa.
Le indicazioni sono:
- motivi relativi al benessere materno (madre esausta, spinte non efficaci per esempio);
- alterazioni del battito cardiaco fetale percepito mediante il cardiotocografo, che è indicazione per l’accelerazione del parto (strumento con due sonde che permette di valutare su un supporto cartaceo il rapporto tra contrazioni e battito cardiaco fetale).
Per l’applicazione della ventosa è richiesta una certa manualità da parte dell’operatore, il quale deve essere in grado di individuare un particolare punto della testa fetale definito come “punto di flessione”.
Quali sono i rischi e le possibili conseguenze dell’applicazione della ventosa ostetrica
Esistono comunque alcuni rischi nell’applicazione del protocollo.
L’applicazione della ventosa potrebbe prevedere in alcuni casi, valutati dal medico, l’esecuzione di una episiotomia, ossia il taglio del perineo che comunemente le donne lo chiamano “taglietto”.
Le due procedure non sono collegate ma potrebbero esserlo in caso di tessuti non particolarmente elastici o pronti al parto.
La mancata esecuzione dell’episiotomia potrebbe comportare lesioni gravi al tratto genitale femminile attraversato dal feto durante il parto.
Per il bambino i danni principali sono per lo più localizzati al cranio: è caratteristica la forma della testa allungata, ma anche un piccolo versamento nel punto di applicazione della ventosa, ma esistono anche altri eventi molto più rari come la frattura delle ossa che compongono il cranio ed emorragie cerebrali.
La mancata collaborazione della futura mamma, non propriamente informata della procedura, la non comunicazione tra l’equipe e con la paziente, l’inesperienza, la fretta sono la principale causa di errori nella gestione del caso.