UTILIZZO E LETTURA DEL TRACCIATO CARDIOTOCOGRAFICO IN TRAVAGLIO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il tracciato cardiotocografico è diventato uno strumento imprescindibile in sala parto; tuttavia, come tutte le apparecchiature, è fondamentale che le ostetriche, non solo siano in grado di utilizzarlo, ma che sappiano anche discernere le situazioni in cui è necessario e quando, invece, il suo uso non è consigliabile.
Cos’è il tracciato cardiotocografico, quando si usa e come si legge
Il tracciato cardiotocografico (CTG) è uno strumento che ci permette di valutare il benessere fetale, comparando la frequenza cardiaca fetale (BCF) e le contrazioni uterine. Infatti, la cardiotocografia utilizza due sonde posizionate sul grembo materno: una rileva la frequenza cardiaca fetale e le sue variazioni, mentre l’altra valuta la presenza, l’entità e la durata delle contrazioni in base alla variazione di pressione.
Sarebbe opportuno sottoporre tutte le gravide che vengono ricoverate per iniziale travaglio al tracciato cardiotocografico per 20 minuti, così da valutare da subito l’eventuale presenza di anomalie.
Se questo primo tracciato risulta fisiologico non è indicato continuarlo, ma anzi si dovrebbe usare l’auscultazione intermittente, cioè rilevare battito cardiaco fetale ogni 15 minuti per almeno un minuto sia durante che fuori contrazione, comparandolo alla frequenza cardiaca materna.
Qualora nei primi 20 minuti il bambino non fosse reattivo è opportuno continuarlo per altri 20 minuti per valutare il fisiologico periodo di sonno-veglia dei feti. Se dopo 40 minuti il tracciato cardiotocografico non risulta fisiologico è consigliabile mantenerlo “in continua”, cioè senza interruzione.
In questo caso ovviamente è necessario allertare il ginecologo di guardia, in quanto, deviando dalla fisiologia, il travaglio sarebbe da seguire in equipè con il medico.
Altre situazioni in cui è necessario ricorrere al tracciato cardiotocografico in continua, per esempio, sono:
- rilevazione di anomalia dall’auscultazione intermittente durante il travaglio;
- travaglio di prova in donna pre-cesarizzata per rilevare immediatamente eventuali sintomi di rottura d’utero;
- donna con ossitocina in corso per rilevare immediatamente iperstimolazione uterina;
- donna con analgesia in corso per rilevare bradicardia fetale (battito cardiaco fetale minore a 100);
- presenza di liquido tinto di meconio, in quanto è uno dei sintomi di sofferenza fetale;
- presenza di febbre materna, in quanto è uno dei sintomi di sofferenza fetale.
Per quanto riguarda la lettura del tracciato cardiotocografico, gli elementi da valutare sono 4:
- linea di base, cioè la frequenza cardiaca media in 10 minuti, fisiologicamente tra i 110 e i 160 bpm;
- variabilità, ossia la differenza tra frequenza massima e minima (5-25 bpm);
- accelerazioni, cioè l’aumento della frequenza cardiaca di almeno 15 bpm in 15 secondi;
- decelerazioni, ossia la riduzione della frequenza cardiaca di almeno 15 bpm. Possono essere definite: o PRECOCI, date da compressione della testa fetale e tipicamente speculari alla contrazioni (per questo sono le meno allarmanti), o VARIABILI, date da compressione o stiramento del cordone ombelicale e indipendenti dalle contrazioni, o TARDIVE, date da insufficiente apporto di ossigeno dal placenta (quindi le più gravi) solitamente avvengono appena dopo la contrazione o PROLUNGATE, quando durano più di 3 minuti.
In base alla presenza o assenza di questi elementi, secondo la classificazione più usata in Italia, ovvero quella dell’ACOG (The American College of Obstetricians and Gynecologists), un tracciato cardiotocografico si definisce:
- tipo 1 “rassicurante”: linea di base, variabilità e accelerazioni presenti, mentre decelerazioni assenti o precoci. va controllato ogni 15 minuti e registrato ogni 30’ in cartella clinica;
- tipo 2 “non rassicurante”: linea di base alterata (minore di 110 o maggiore di 160) con variabilità, accelerazioni assenti, presenza di decelerazioni variabili ripetute o tardive episodiche o prolungata. va controllato ogni 5’ e registrato ogni 15’ in cartella clinica. se non diventa rassicurante in 30’-60’ va considerato il taglio cesareo;
- tipo 3 “patologico”: linea di base minore di 100 senza variabilità, accelerazioni assenti, presenza di decelerazioni variabili e tardive ripetute o prolungata maggiore di 5’. la donna deve essere sottoposta a taglio cesareo.
Comportamento dell’ostetrica circa l’utilizzo e la lettura del tracciato cardiotocografico
Le ostetriche devono sapere quando utilizzare e come leggere un tracciato cardiotocografico, come ogni altro apparecchio in sala parto.
Per quanto riguarda l’utilizzo deve:
- applicare il tracciato cardiotocografico a tutte le partorienti per 20 minuti e non per tutta la durata del travaglio, a meno di specifiche indicazioni;
- qualora i primi 40’ di tracciato non siano sufficienti per rassicurarla deve subito chiamare il medico di guardia, evitando di toglierlo senza indicazione;
- qualora si presentasse una delle situazioni che presuppone l’utilizzo di tracciato cardiotocografico (vedi sopra) è necessario che l’ostetrica prima lo applichi e subito dopo avvisi il medico di guardia.
Per quanto riguarda la lettura del tracciato cardiotocografico, l’ostetrica in caso di tracciato cardiotocografico non rassicurante o patologico ha l’obbligo di avvisare il medico di guardia, di continuare a controllare e registrare in cartella clinica la valutazione dello stesso.
Non deve:
- lasciare la donna sola e non controllare assiduamente il tracciato;
- dimenticarsi di registrare in cartella l’ora e il tipo di tracciato cardiotocografico che valuta durante il controllo;
- togliere il tracciato alla donna senza indicazione medica.
Nel caso di tracciato patologico, dopo aver avvisato il medico, è necessario l’attuazione delle “manovre di rianimazione in utero”: interrompere l’ossitocina se è in corso, idratare la donna, farla posizionare sul fianco sinistro e palpare l’utero per capire la causa dell’anomalia.