LA MEDICALIZZAZIONE DEI PROCESSI DI PARTO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Su 140 milioni di nascite che si verificano ogni anno in tutto il mondo, la maggior parte è rappresentata da donne prive di fattori di rischio per complicazioni materne o fetali, durante il travaglio e il parto.
Negli ultimi due decenni c’è stato un sostanziale aumento nell’applicazione di una serie di pratiche di intervento per avviare, accelerare, regolare o monitorare il processo fisiologico del travaglio, con l’obiettivo di migliorare i risultati per donne e bambini.
Questa crescente medicalizzazione dei processi di parto tende a minare la capacità della donna di partorire e influisce negativamente sull’esperienza del parto.
Se da una parte il progresso scientifico e tecnologico in ambito ostetrico ha ridotto drasticamente la mortalità materna e infantile, dall’altra gli interventi medici sono diventati la routine. Utilizzati in modo appropriato, possono essere procedure salvavita. L’uso di routine, senza indicazioni valide, può invece trasformare il parto da un normale processo fisiologico ad una procedura medica o chirurgica. Ogni intervento presenta la possibilità di ulteriori rischi spiacevoli che generano la necessità di più interventi che hanno a loro volta rischi intrinseci. Le linee guida internazionali definiscono una “esperienza positiva di parto” come un punto di arrivo significativo per tutte le donne al termine del loro travaglio. Deve quindi soddisfare o superare le convinzioni e le aspettative personali e socioculturali, tra cui dare alla luce un bambino sano in un ambiente clinicamente e psicologicamente sicuro con continuità di supporto pratico ed emotivo da parte di un personale sanitario empatico e competente. La nascita è definita quindi fisiologica se avviene “senza induzione, senza l’uso di strumenti, non con taglio cesareo e senza anestesia generale, spinale o epidurale prima o durante il parto”.
Quali sono i possibili rischi e le complicanze dell’accelerazione di un travaglio o di un parto
Quasi un terzo delle donne ricoverate per una gravidanza fisiologica è stato sottoposto a induzione o accelerazione del travaglio di parto.
L’utilizzo di ossitocina, spesso precedute da somministrazione di prostaglandine per la maturazione cervicale, può causare una più rapida insorgenza di contrazioni dolorose con conseguente aumento dell’uso di anestesia epidurale.
L’utilizzo di questi farmaci è stato ricondotto a complicazioni importanti, tra cui:
- iperstimolazione uterina;
- rottura uterina;
- sofferenza fetale;
- lesioni cervicali.
L’educazione prenatale sui rischi dell’induzione elettiva può aiutare a ridurre la tendenza delle induzioni del travaglio.
L’ostetrica e il ginecologo che assistono la donna al parto devono saper valutare le conseguenze e i rischi associati ad ogni intervento per bilanciare i possibili benefici contro i potenziali effetti dannosi.
Questa cautela è a beneficio dei normali processi di parto e minimizza la necessità di interventi invasivi laddove non è necessario.
Quando invece gli interventi diventano utili o indispensabili per indicazioni valide, l’ostetrica deve rendere la madre consapevole dei benefici e dei rischi, in modo che possa fornire il suo consenso informato. L’ostetrica deve inoltre utilizzare le precauzioni appropriate per garantire che gli interventi non comportino rischi inutili per il paziente.
Evitare di accelerare il parto, nel caso di fisiologia e assenza di patologia, darà alla donna la possibilità di un parto vaginale non medicalizzato e più sicuro.