APPLICAZIONE DELLA VENTOSA OSTETRICA E DEL FORCIPE E DANNI CEREBRALI NEONATALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
Cenni sul forcipe e sulla ventosa ostetrica
La ventosa ostetrica e il forcipe sono due strumenti che sono utilizzati con lo scopo di accompagnare il feto lungo l’ultimo tratto del canale del parto cosi da accorciare la parte finale del travaglio di parto (periodo espulsivo).
L’utilizzo della ventosa, a oggi, è considerato più sicuro rispetto all’utilizzo del forcipe il quale è causa di un maggior rischio di traumatismi del canale vaginale e di complicanze neonatali.
L’applicazione del forcipe o della ventosa avviene quando:
- la donna non collabora efficacemente e non esegue delle spinte valide, in concomitanza alla contrazione uterina, per favorire la progressione del feto
- la gravida presenta delle patologie (cardiopatie, distacco di retina, problemi respiratoria, lesioni cerebrali)
- si è in presenza di segni di sofferenza fetale
- l’attività contrattile dell’utero non è tanto efficace da permettere la progressione del feto lungo il canale del parto.
Quando utilizzare forcipe e ventosa
Per utilizzare la ventosa ostetrica e il forcipe devono essere presenti le seguenti condizioni permettenti:
- dilatazione cervicale completa (10 cm)
- feto in presentazione cefalica (a testa in giù)
- membrane amnio coriali rotte
- vescica vuota per evitare suoi traumatismi
- presenza di un pediatra e di un neonatologo in sala parto
- presenza di un operatore esperto che sappia utilizzare questi strumenti
- gravidanza a termine (dopo la 37esima settimana gestazionale)
- parte presentata impegnata (la testa del feto deve aver attraversato il primo tratto del bacino materno) per l’utilizzo della ventosa ostetrica e parte presentata impegnata e flessa per l’utilizzo del forcipe.
Durante l’espletamento del parto operativo vaginale, attraverso l’applicazione del forcipe o della ventosa, deve essere monitorato in continuo il battito cardiaco del feto tramite l’esecuzione del tracciato cardiotocografico.
Il parto deve essere completato entro 15 minuti dall’applicazione.
L’applicazione della ventosa o del forcipe, nonostante possa facilitare l’espulsione del feto ed evitare di prolungare la sofferenza fetale, se l’uso avviene in maniera impropria, può essere causa di complicanze sia materne sia fetali. A differenza del parto spontaneo vaginale, il parto operativo vaginale è sicuramente più traumatico.
La donna deve essere informata sui rischi che l’uso della ventosa ostetrica e del forcipe può comportare; tali rischi dipendono dall’esperienza dell’operatore e dal singolo caso clinico.
Tra i rischi materni vi sono le lacerazioni vaginali, della cervice uterina e della vulva, lesioni a carico della vescica e del retto, incontinenza fecale e urinaria e rottura d’utero.
Danni cerebrali del neonato e paralisi cerebrale a seguito di utilizzo di forcipe e ventosa
Le complicanze neonatali sono causate da una compressione e una distorsione della testa fetale, perciò la pressione esercita sulla testa fetale da tali strumenti non deve essere eccessiva.
Il neonato può riportare traumi superficiali del volto i quali normalmente persistono per un tempo breve, ma possono essere anche più severi se la forza esercitata sul volto del feto è particolarmente eccessiva.
L’eccessiva forza applicata sul cranio del feto, particolarmente da parte del forcipe le cui branche sono posizionate ai lati della testa del feto per guidarla all’esterno, può causare delle fratture alle ossa del cranio.
Quando le ossa craniche si rompono si ha una lesione cerebrale, conseguenza di un accumulo di liquido nel cervello (edema) e di piccole emorragie dovute alla rottura di vasi sanguigni. L’edema cerebrale ostacola il normale afflusso di sangue ossigenato in alcune aree del cervello e il neonato, di conseguenza, può sviluppare la paralisi cerebrale infantile.
Un neonato che è stato partorito attraverso un parto operativo vaginale può anche presentare dei traumi oculari in seguito a una applicazione impropria del forcipe o, più raramente, della ventosa ostetrica.
Nel caso in cui le branche del forcipe non sono posizionate correttamente, il neonato può riportare danni alle palpebre o agli occhi ma anche emorragie a livello della retina che possono provocare problemi visivi più o meno gravi.
L’edema e le lesioni del cranio si presentano nel punto in cui è stata applicata la ventosa e possono essere facilmente riconosciute.
Un’altra complicanza conseguente a un’impropria applicazione del forcipe o della ventosa ostetrica è il cefaloematoma. Il cefaloematoma è una raccolta di sangue che si viene a creare fra un osso del cranio, nel quale rimane confinata, e il periostio che nella maggior parte dei casi non comporta gravi danni in quanto si risolve in maniera spontanea.
Il cefaloematoma, più raramente, può nascondere delle fratture craniche o delle lesioni cerebrali, perciò non deve essere sopravalutato.
Una complicanza grave nell’applicazione del forcipe o della ventosa è l’emorragia intracranica, soprattutto quando l’estrazione del feto diventa difficoltosa e prolungata e viene applicata una pressione maggiore sulla testa del feto.
L’emorragia intracranica si verifica in seguito alla rottura di vasi sanguigni a livello cerebrale per un uso improprio del forcipe o della ventosa ostetrica.
L’emorragia intracranica è causa di deficit neurologici, paralisi cerebrale e, nei casi più severi, di morte neonatale.
I traumi cranici riportati dal neonato che è stato partorito con l’ausilio del forcipe o della ventosa ostetrica, possono causare la formazione di coaguli all’interno dei vasi cerebrali i quali possono causare ictus e conseguenti danni cerebrali dovuti dalla mancanza di ossigeno.