CITOMEGALOVIRUS IN GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il Citomegalovirus (CMV) è un virus piuttosto comune, che generalmente non causa sintomi evidenti nella popolazione generale, se non una leggera febbre, gonfiore dei linfonodi e sensazione di stanchezza.
Al contrario, l’infezione da citomegalovirus può essere estremamente pericolosa per coloro che sono immunodepressi, come i malati oncologici o le persone sottoposte a trapianto, e per i feti durante la gestazione.
Contagio da Citomegalovirus in gravidanza
Un precedente contagio da Citomegalovirus non causa immunità verso l’infezione, ma protegge parzialmente dalle infezioni successive, che sono comunque possibili. Una donna che ha già contratto in passato il Citomegalovirus sarà quindi parzialmente protetta dal contrarre una infezione successiva e nel caso questo avvenisse, le possibilità di contagiare il feto sono comunque minori rispetto a coloro che incorrono in un’infezione primaria in gravidanza.
Tra le donne con infezione primaria, la possibilità di contagio per il feto è di circa il 40%; tuttavia tra i feti contagiati solo una percentuale minore (circa il 15%) va incontro a sintomi e complicanze, mentre la maggioranza non mostra esiti immediati.
Non sono ancora disponibili dati significativi, ma si è osservato che comunque una piccola parte dei neonati contagiati che non mostra sintomi legati al Citomegalovirus alla nascita va incontro a sequele nel lungo termine (principalmente danni a carico del sistema uditivo).
Il Citomegalovirus si contrae tramite il contatto con i liquidi biologici, come la saliva, l’urina e le lacrime. Il contagio avviene frequentemente tramite i bambini in età prescolare, che entrano più frequentemente a contatto con il virus e lo trasmettono con maggiore facilità.
Inoltre, l’assenza di sintomi rende difficile l’identificazione di un soggetto che può trasmettere il virus alla gestante.
Complicanze del Citomegalovirus in gravidanza
Le complicanze legate e un’infezione intrauterina da Citomegalovirus sono svariate e comprendono principalmente danni agli apparati sensoriali e disturbi neurologici; questi danni possono avere differente gravità, fino a causare il decesso del feto.
Le complicanze più frequente sono:
- sordità;
- ipoacusia;
- corioretinite;
- microcefalia;
- calcificazioni intracraniche;
- epatomegalie;
- splenomegalia;
- oligoamnios/polidramnios;
- convulsioni;
- paralisi;
- disturbi cognitivi;
- morte endouterina o neonatale.
Fattori di rischio per infezioni da Citomegalovirus in gravidanza
I fattori di rischio per l’infezione da Citomegalovirus in gravidanza sono principalmente collegati al contatto con i bambini:
- contatti con bambini con età < 36 mesi;
- professioni a rischio;
- età < 20 anni.
Sono da considerarsi professioni a rischio l’insegnamento negli asili nido, nelle scuole materne e tutte le professioni che prevedono il contatto con bambini, in particolare di età inferiore ai tre anni.
Anche le donne con figli o altri bambini piccoli che frequentano il nido o la scuola materna sono a rischio per l’infezione da Citomegalovirus e vanno informate su come mantenere un comportamento sicuro e ridurre la possibilità di contagio.
L’identificazione dei fattori di rischio è fondamentale per stabilire a quali donna vada offerto lo screening in gravidanza, infatti l’esame non è raccomandato di routine in tutte le gravidanze, ma va limitato a coloro che posseggono i rischi sopracitati e che manifestano durante la gestazione una sintomatologia simil-influenzale.
Diagnosi da Citomegalovirus in gravidanza
Lo screening che viene offerto alle donne in gravidanza con fattori di rischio specifici per Citomegalovirus si basa sulla valutazione degli anticorpi anti-CMV e si effettua tramite un prelievo di sangue di cui viene valutata la presenza di anticorpi IgG e IgM.
La presenza di IgG indica un’infezione contratta in passato ed esclude quindi la possibilità di un’infezione primaria durante la gravidanza, riducendo drasticamente il rischio per il feto.
Se invece durante la gravidanza viene segnalato un aumento delle IgM, questo indica un’infezione da Citomegalovirus in corso e necessita di maggiore approfondimento per valutare se il feto ha subìto dei danni a causa del virus.
In caso di infezione contratta in gravidanza deve essere proposto alla donna l’esecuzione di un’amniocentesi, un prelievo del liquido amniotico, per studiare gli effetti della patologia sul feto; dal momento che questa indagine possiede dei rischi per il feto, va fornita alla donna una spiegazione dettagliata dei vantaggi e svantaggi della procedura, lasciando a lei la possibilità di scegliere e sottoporsi o meno all’esame.
L’ecografia ha dei maggiori limiti nella valutazione delle complicanze fetali rispetto all’amniocentesi, ma è un esame totalmente privo di rischi e può fornire informazioni utili riguardo alle anomalie morfologiche che possono essere causate dall’infezione.
A seguito di un’infezione da Citomegalovirus in gravidanza, il neonato deve essere visitato immediatamente dopo il parto per cercare eventuali complicanze della patologia non evidenziate in epoca intrauterina.
Terapia in caso di Citomegalovirus in gravidanza
Non sono disponibili farmaci di provata efficacia e sicurezza per il feto che possono ridurre i danni del Citomegalovirus.
Gli antiretrovirali che vengono generalmente somministrati per contrastare l’infezione negli adulti possono avere gravi effetti tossici o teratogeni sul feto e sono quindi generalmente controindicati.
Alcuni studi propongono la somministrazione di immunoglobuline per ridurre la possibilità di contagio fetale o diminuire la possibilità di danno in caso il feto sia già stato contagiato, ma non vi sono ancora dati definitivi a riguardo.
Altri studi suggeriscono la somministrazione di Ganciclovir o Valganciclovir nel neonato per prevenire il danno uditivo e migliorare l’esito epatico, ma questi farmaci sono correlati a gravi effetti collaterali e se scelti come terapia vanno somministrati sono un rigido monitoraggio.
Prevenzione dell’infezione da Citomegalovirus in gravidanza
È importante che una donna in gravidanza, in particolare se possiede fattori di rischio per il contatto con Citomegalovirus, venga informata dai professionisti a inizio gravidanza su quali misure comportamentali adottare per evitare l’infezione.
Tra queste, le più importanti sono: non condividere con bambini piccoli le posate, i bicchieri, il cibo, gli asciugamani o tovaglioli; non portare alla bocca succhiotti o ciò che il bimbo possa aver messo in bocca; non baciare il bambino sulla bocca o sulle guance, dove può essersi depositata la saliva del piccolo; lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone dopo un contatto diretto con qualunque materiale organico del bambino, come ad esempio dopo avergli pulito il naso e la bocca, dopo un cambio del pannolino, dopo aver maneggiato la biancheria sporca e i giocattoli; è opportuno anche lavare frequentemente giocattoli e superfici che possono essere stati a contatto con la saliva del bambino.