ESCHERICHIA COLI IN GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Per batteriuria si intende la presenza di considerevoli quantità di batteri nelle urine (oltre 100.000 per millilitro). Dal momento che in condizioni di normalità le urine sono sterili, a meno che non si tratti di un falso positivo, il riscontro di questi microrganismi nelle urine può rappresentare un segno di un’infezione urinaria in corso.
Generalmente la batteriuria è causata dalla presenza di un singolo ceppo batterico, più comunemente dall’Escherichia Coli (in circa 7-8 casi su 10), un batterio che solitamente risiede nell’intestino senza comportare particolari conseguenze.
La presenza del predetto ceppo di batteri nelle urine è più comune nelle donne, questo perché il meato uretrale femminile (il punto in cui l’uretra esce sulla superficie corporea) si trova più vicino all’ano rispetto a quello maschile.
Dal punto di vista clinico la batteriuria può essere accompagnata da alcuni disturbi (dolore durante la minzione, bisogno urgente di urinare, febbre, ecc.) oppure asintomatica e dunque completamente priva di sintomi.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Normalmente la batteriuria asintomatica non è una condizione preoccupante, ma durante la gravidanza può causare alcune complicazioni. In gravidanza infatti, l’aumento del volume dell’utero comprime fisiologicamente il sistema urinario, provocando un ristagno dell’urina.
Nel caso in cui nelle urine siano presenti dei batteri, questi avrebbero quindi maggiori possibilità di risalire verso i reni provocando un’infiammazione di questi organi detta pielonefrite, che può colpire fino a 1 donna su 3.
Questa condizione patologica può inoltre associarsi ad un rischio maggiore di parto pretermine e di basso peso alla nascita (<2,5 kg). Per prevenire questi esiti negativi sulla salute del nascituro è fondamentale diagnosticare tempestivamente la batteriuria asintomatica in gravidanza, in modo da poterla curare prima che possa arrecare dei danni.
A questo scopo viene raccomandata l’esecuzione di un esame delle urine completo nel primo, secondo e terzo trimestre di gravidanza anche quando non vi sono disturbi e sintomi. Nel caso in cui emergano da questo esame degli indici di infezione urinaria, dovrebbe essere raccomandata l’esecuzione di un’urinocoltura con conta batterica, da effettuarsi su due campioni di urine successivi allo scopo di poter escludere falsi positivi, a volte dovuti ad una contaminazione esterna del campione.
Nel caso le valutazioni non venissero effettuate, la madre potrà affidarsi ad uno Studio legale o ad un Avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente ed alla famiglia la fattibilità di una richiesta di risarcimento.
Trattamento e cura della batteriuria in gravidanza
Se il risultato dell’urinocoltura è negativo, questo esame non viene più ripetuto. Se invece è positivo, il medico prescriverà un ulteriore esame per l’identificazione del ceppo batterico e l’antibiogramma, in modo da poter individuare la terapia antibiotica più adatta.
L’antibiotico scelto quindi terrà conto sia del risultato dell’esame che della sicurezza del farmaco durante la gravidanza.
Nel caso (il più comune) di una batteriuria da Escherichia Coli, tra gli antibiotici più indicati ci sono la fosfomicina e la nitrofurantoina (il cui uso va evitato però vicino al termine della gravidanza).
L’Agenzia italiana del Farmaco non riporta, per questi antibiotici, segnalazioni di maggiori rischi per il bambino, per cui possono essere utilizzati in gravidanza. Ad ogni modo è fondamentale affidarsi alle indicazioni del proprio medico, che saprà indicarvi i farmaci più opportuni a seconda del caso.
Terminata la terapia antibiotica, è raccomandato eseguire un’urinocoltura che verifichi l’assenza di batteriuria, e che andrà eseguita anche dopo ogni visita di controllo fino al termine della gravidanza, per escludere eventuali recidive.