INFEZIONE DA ACINETOBACTER
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
L’acinetobacter è un batterio che provoca infezioni che interessano il tratto respiratorio e si verificano maggiormente nei pazienti che soffrono di gravi patologie e/o che sono ospedalizzati. Nei casi più gravi l’infezione da acinetobacter può determinare batteriemia e shock settico, condizioni cliniche per le quali la prognosi è sfavorevole. Questi microrganismi, più raramente, possono anche provocare altre complicanze come meningite, endocarditi, flebiti e ascessi del fegato o del pancreas.
Gli acinetobacter sono particolarmente pericolosi perché presentano antibiotico resistenza ciò significa che alcuni antibiotici non risultano efficaci nel loro trattamento.
Per contrastare questa infezione è fondamentale rispettare le procedure aziendali circa la sanificazione e la disinfezione ambientale considerando che questo batterio ha la capacità di sopravvivere negli ambienti e presidi sanitari per almeno 30 giorni.
Nel caso in cui l’infezione da acinetobacter sia stata contratta in ospedale, durante la degenza o durante lo svolgimento di una visita, se il paziente ha subito conseguenze negative per la sua salute, potrebbe chiedere il risarcimento dei danni da malasanità alla struttura ospedaliera chiedendo l’intervento di un avvocato esperto in responsabilità medica e sanitaria.
Come si trasmette e cosa provoca l’acinetobacter
Gli acinetobacter sono dei microrganismi gram negativi che hanno la capacità di sopravvivere per circa un mese sulle superfici, anche quelle degli ospedali; di conseguenza gli acinetobacter possono essere presenti sulla pelle dei professionisti sanitari aumentando il rischio di contaminazione di presidi, superfici e anche dei pazienti. Queste infezioni sono più diffuse nelle unità di terapia intensiva a causa della colonizzazione dei professionisti e alla contaminazione dei presidi e delle soluzioni per la nutrizione parenterale.
L’infezione da acinetobacter si verifica prevalentemente nei pazienti, adulti e bambini, ospedalizzati e/o che soffrono qualche patologia e che hanno delle basse difese immunitarie provocando infezioni respiratorie come polmoniti, bronchioliti e tracheobronchioliti. Queste infezioni possono essere aggravate da shock settico, quadro clinico che aumenta progressivamente il rischio di mortalità del paziente.
In caso di infezione bisogna verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dai medici dell’ospedale o dal personale infermieristico per rispettare le procedure di sanificazione e sterilizzazione. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di infezione nosocomiale. La ricostruzione di quanto accaduto può essere utile per comprendere l’eventuale colpa dei sanitari ed il conseguente diritto al risarcimento dei danni.
Gli acinetobacter possono anche penetrare nelle ferite provocando un’infezione di quest’ultime in qualsiasi sito corporeo:
- pelle;
- apparato urinario;
- polmoni;
- tessuti molli;
- più raramente sono responsabili di meningiti e flebiti.
La trasmissione dell’infezione, considerando che interessa l’apparato respiratorio, avviene tramite i droplets: goccioline emesse dal paziente contagiato in seguito ad uno starnuto o ad un colpo di tosse e che si diffondono per via aerea; il paziente deve quindi essere istruito a coprire naso e bocca e ad effettuare l’igiene delle mani dopo il contatto con le secrezioni.
La diagnosi e trattamento dell’infezione da acinetobacter
Nelle gravi infezioni il trattamento consiste nella somministrazione di antibiotici ad ampio spettro in grado di contrastare più microrganismi patogeni. Dopo aver individuato l’agente responsabile dell’infezione si procederà con une terapia antibiotica mirata.
Il microrganismo patogeno può essere individuato con le colture eseguite a partire da un prelievo venoso, da un esame delle urine, da un tampone naso-faringeo. Il materiale prelevato viene messo in un terreno di coltura e analizzato in laboratorio con l’obiettivo di isolare il microrganismo che ha provocato l’infezione.
Le colture devono essere eseguite quando si ha il sospetto di infezione.
L’infezione da acinetobacter provoca principalmente sintomatologia respiratoria e deve essere sospettata in presenza di febbre, aumento del numero dei globuli bianchi, presenza di secrezioni purulente, difficoltà respiratorie, presenza di infiltrazione polmonare e altre alterazioni evidenzi tramite RX del torace.
Dopo aver individuato il microrganismo lo si fa reagire con più antibiotici in modo tale da poter determinare la sua sensibilità o la sua resistenza a ciascun antibiotico. Questo esame, noto come antiobiogramma, guiderà il medico nella scelta dell’antibiotico adatto per il trattamento dell’infezione. La terapia può anche prevedere la combinazione di due antibiotici per essere più efficace.
Il paziente con infezione da acinetobacter deve essere isolato in una stanza singola o in una stanza con in cui sono presenti altri pazienti colonizzati dallo stesso batterio in modo da evitare ulteriormente la trasmissione del batterio agli altri pazienti. I professionisti che vi prestano assistenza devono mantenere le precauzioni standard e aggiuntive specifiche per questo tipo di infezione.
Dove avviene una contaminazione la vittima di malasanità, ma anche i familiari, potrebbero avere diritto al risarcimento del danno (genitori, marito, moglie, figlio o figlia, fratelli, sorelle o gli eredi). L’avvocato esperto in malasanità e il medico legale dovranno individuare quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più voci di danno: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È comunque fondamentale che l’avvocato faccia un esame ad ampio spettro insieme al medico legale. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza, a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
La responsabilità professionale e prevenzione dell’infezione da acinetobacter
Gli acinetobacter sono responsabili delle infezioni che si contraggono in ospedale e che spesso sono letali.
Considerando il fatto che questi batteri possono sopravvivere sulle superfici asciutte o umide e sui presidi sanitari per almeno 30 giorni devono essere messe in atto da parte della struttura e dei professionisti delle misure di prevenzione con lo scopo di ridurre al minimo l’incidenza di queste infezioni.
Al fine di evitare qualsiasi tipo di infezione ospedaliera correlata all’assistenza tutti i professionisti devono adottare delle precauzioni standard per tutti i pazienti indipendentemente dal loro stato di salute partendo dal presupposto che ogni paziente può essere infetto. Le precauzioni standard prevedono:
- abitudinaria igiene delle mani;
- rigorose procedure di asepsi soprattutto durante gli interventi invasivi;
- utilizzo dei guanti monouso quando si presta assistenza al paziente;
- sanificazione ambientale e dei dispositivi medici soprattutto delle superfici e delle apparecchiature che vengono frequentemente in contatto con le mani degli operatori sanitari;
- utilizzo di dispositivi di protezione individuale per evitare il contatto diretto con sangue, liquidi organici, cute non integra, secrezioni ed escrezioni che possono essere potenzialmente infetti.
Le precauzioni aggiuntive vengono invece messe in atto quando si ha conferma che un paziente è infetto e queste differiscono in base al tipo di infezione e alla via di trasmissione. Per quanto riguarda l’infezione da acinetobacter le precauzioni aggiuntive da mettere in atto per limitare la diffusione sono:
- isolare il paziente;
- indossare la mascherina chirurgica quando si entra nella stanza del paziente infetta ed educarlo a coprire naso a bocca quando tossisce o starnuta;
- indossare i guanti monouso;
- igiene delle mani prima e dopo l’ingresso in stanza ed educare il paziente a lavarsi le mani in seguito al contatto con le secrezioni;
- frequente disinfezione e sanificazione ambientale e dei presidi.
La mancata adozione di queste precauzioni può essere causa della trasmissione dell’infezione che può aggravare il quadro clinico del paziente, prolungarne il periodo di degenza o arrecargli un danno più o meno grave che aumenta il rischio di mortalità.
Nel momento in cui viene diagnosticata più di un’infezione da acinetobacter deve essere segnalato al comitato di infezioni ospedaliere in modo da poter avviare un’indagine così da ricercare la causa e limitare la diffusione dell’agente patogeno.
In particolar modo l’ospedale dovrà provare di aver fatto tutto quanto in sua possibilità per evitare il diffondersi dell’infezione, oltre che il ferreo rispetto dei protocolli di sanificazione ambientale, in caso contrario potrà essere chiamato a risarcire i danni causati ai pazienti infetti ed alle loro famiglie.
In taluni casi, tra l’altro, dinanzi ad infezioni nosocomiali accertate la responsabilità dell’ospedale potrebbe essere comunque riconosciuta anche dinanzi al rispetto delle procedure preventive. Per questi motivi sarà sempre utile chiedere un parere ad un avvocato specializzato in responsabilità medica.
Le raccomandazioni fondamentali
Le infezioni da acinetobacter sono difficili da trattare a causa della loro resistenza agli antibiotici (i carbapenemi).
Per prevenire e controllare la diffusione delle infezioni da acinetobacter, quali responsabili di un rischio aumentato di mortalità e morbilità, sono state stilate delle linee guida che racchiudono 8 raccomandazioni fondamentali che il professionista sanitario deve rispettare e le quali sono anche destinate ai manager della struttura stessa che si occupano della prevenzione e del controllo delle infezioni.
I vertici della struttura sanitaria devono supportare i programmi per il controllo e la prevenzione delle infezioni attraverso il supporto amministrativo ed organizzativo e fornendo materiali. Deve essere inoltre garantito un supporto da parte del laboratorio di microbiologia il cui contributo permette di identificare i microrganismi responsabili dell’infezione senza la quale non è possibile procedere con un trattamento mirato ed efficace.
Queste raccomandazioni devono essere attuate in ogni paese e in qualsiasi struttura sanitaria, sia pubblica che privata. L’obiettivo è la precoce identificazione della colonizzazione da questi batteri che può aiutare nell’identificazione dei pazienti più a rischio di infezioni e l’introduzione tempestiva di misure di prevenzione e controllo delle infezioni per prevenirne la trasmissione ad altri pazienti.
Le otto raccomandazioni sono le seguenti:
- implementazione di strategie di controllo e prevenzione delle infezioni che comprendono:
- igiene delle mani;
- precauzioni da contatto;
- isolamento del paziente;
- pulizia dell’ambiente;
- sorveglianza;
- compliance all’igiene delle mani e implementazione delle buone pratiche per l’esecuzione:
devono essere utilizzate delle soluzioni appropriate a base alcolica per la frizione. Questi prodotti devono essere sempre disponibili e presenti in ogni ambiente ospedaliero;
- sorveglianza dell’infezione e colture di sorveglianza per la colonizzazione asintomatica: consiste nel monitoraggio dei segni clinici e dei sintomi dell’infezione e nell’esecuzione di esami di laboratori nel caso in cui si ha il sospetto di un’infezione per identificare il microrganismo che la provoca.
Una mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze per il paziente.
La sorveglianza deve essere rivolta ai pazienti che hanno avuto una pregressa infezione sostenuta dallo stesso microrganismo, quelli che sono venuti a contatto con un paziente infetto e i pazienti che hanno frequentato di recente paesi endemici;
- utilizzo delle Precauzioni da contatto quando si presta assistenza ai pazienti con infezione:
- utilizzo di dispositivi di protezione individuale quali guanti e camice;
- appropriato posizionamento del paziente;
- limitazione dello spostamento e del trasporto del paziente;
- pulizia e disinfezione della stanza di degenza del paziente infetto;
- utilizzo di presidi monouso per la cura del paziente.
Nel caso in cui si ha il sospetto di colonizzazione il paziente dovrebbe essere trattato come infetto finché non si ha l’esito degli esami colturali:
- isolamento del paziente colonizzato il quale deve essere separato fisicamente dai pazienti sani o cohorting (raggruppamento in una stessa stanza di pazienti colonizzati dallo stesso microrganismo);
- pulizia degli ambienti immediatamente circostanti al paziente colonizzato. L’adeguata pulizia di routine degli ospedali rappresenta infatti un pilastro fondamentale per la prevenzione e il controllo delle infezioni. È essenziale seguire dei protocolli standard di pulizia con maggiore attenzione alla zona che sta intorno al paziente infetto. Un ambiente contaminato favorisce la trasmissione di microrganismi. La pulizia è l’intervento chiave per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza; le evidenze scientifiche, infatti affermano che la pulizia dell’ambiente contribuisce a ridurre la carica microbica di tutti i microrganismi multiresistenti;
- coltura di sorveglianza per la contaminazione/colonizzazione ambientale in base ai dati clinici ed epidemiologici locali. Le epidemie derivano più comunemente dalla contaminazione delle acque e acque di scarico di lavandini e rubinetti. L’esecuzione del test per identificare la resistenza agli antibiotici dovrebbe essere un esame di routine in tutti i laboratori di microbiologia;
- monitoraggio, audit e feedback rappresentano delle strategie di controllo delle infezioni. Tutti gli interventi per il controllo e la prevenzione devono essere monitorati al fine di garantire il miglioramento della cura e della loro qualità.
Tali raccomandazioni rappresentano un contributo alla diffusione di un’assistenza sanitaria efficace, di qualità e sicura in particolare per quanto riguarda le norme correlate all’acqua e ai servizi igienico-sanitarie considerando che la trasmissione di questi microrganismi avviene attraverso quest’ultime.
Per implementare queste otto raccomandazioni vi deve essere:
- una chiara definizione degli obiettivi;
- un adeguato approccio alla raccolta dei campioni da analizzare il quale deve essere tempestivo;
- l’utilizzo di metodi microbiologici affidabili per l’identificazione dei microorganismi e il rilevamento della resistenza;
- rapida consegna dei risultati e azioni di intervento modulate su quest’ultimi
Affinché queste raccomandazioni possano essere efficacemente attuate è fondamentale la presenza di un ambiente favorevole che garantisca un adeguato carico di lavoro e di occupazione di posti letto, presenza di attrezzature e materiali necessari.
Nel caso in cui la struttura sanitaria presenta delle carenze nella disponibilità di acqua e nella sua qualità saranno a rischio l’implementazione delle raccomandazioni correlate all’igiene delle mani, pulizia dell’ambiente e precauzioni da contatto per tale motivo, in questi casi, deve essere avviato un programma di lavoro o rafforzare quello esistente, investendo nella gestione di questo problema così da migliorare il controllo e la prevenzione delle infezioni.
Deve essere incoraggiata la segnalazione per le infezioni soggette ad obbligo di notifica per mettere in atto una sorveglianza sanitaria.
È fondamentale l’implementazione di programmi di prevenzione delle infezioni e il rafforzamento dell’erogazione dei servizi sanitari.
La prevenzione e controllo dell’infezione da acinetobacter
Il contagio del batterio acinetobacter è un problema complesso e, come visto, la trasmissione dell’infezione avviene prevalentemente in ambito ospedaliero. Per evitare che questo si verifichi devono essere messe in atto delle misure di prevenzione e controllo del contagio e della trasmissione:
- frequente lavaggio delle mani;
- isolamento del paziente infetto;
- utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: guanti, camici, mascherine, visiere;
- sanificazione degli ambienti;
- disinfezione dei presidi medici;
- uso appropriato degli antibiotici;
- utilizzo di strumenti sterili per l’esecuzione delle procedure invasive;
- evitare tempi lunghi di degenza quando non necessari.
Risulterà sempre essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore in Ospedale che causa il non riconoscimento dell’infezione o della contaminazione potrebbe essere causa di danni per i pazienti.