INFEZIONE DA BURKHOLDERIA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
L’infezione da burkholderia pseudomallei anche nota come melioidosi è provocata da dei batteri che si trovano nei terreni e nelle acque. Questi batteri possono essere trasmessi all’uomo anche in ambiente ospedaliero in seguito al contatto diretto, ingestione o inalazione di acqua contaminata.
L’infezione che ne consegue può essere localizzata in un determinato organo/apparto o può diffondersi in modo da interessare più distretti corporei, condizione che aggrava notevolmente le condizioni cliniche del paziente.
Un altro batterio è il burkholderia cepacia capace di sopravvivere oltre che nell’acqua anche nei disinfettanti e antisettici. Il burkholderia cepacia provoca infezioni croniche del tratto respiratorio che possono essere letali.
Le infezioni da burkhholderia cepacia colpiscono prevalentemente i pazienti con fibrosi cistica quindi per evitare l’insorgenza di ulteriori gravi complicanze i professionisti devono prevenire le infezioni mettendo in atto tutte le misure necessarie (utilizzo di presidi sterili, disinfezione, asepsi) e se il paziente ha già contratto l’infezione da burkholderia quest’ultima deve essere diagnosticata tempestivamente.
Questi batteri hanno la caratteristica di presentare una resistenza verso più tipi di antibiotici (antibiotico-resistenza) per cui il trattamento delle infezioni può risultare difficoltoso e il tasso di mortalità è elevato.
Laddove nel paziente ci sia un pregresso stato di salute delicato o la diagnosi di fibrosi cistica, bisogna verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dai medici o del personale infermieristico. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da un medico specialista e da un avvocato, può capire se siano stati seguiti tutti i protocolli di prevenzione e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’équipe dei medici o dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata. Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami, i medicinali assunti oltre alla cartella clinica.
L’infezione da burkholderia e le modalità di trasmissione
La burkholderia comprende diversi agenti patogeni che fanno parte del gruppo di batteri gram negativi: la burkholderia pseudomallei e la burkholderia cepacia.
La burkholderia pseudomallei provoca la malattia infettiva nota come melioidosi che viene trasmessa all’uomo attraverso il contatto diretto con acque e suolo contaminati soprattutto se sono presenti dei tagli o abrasioni sulla pelle, condizione che facilita l’ingresso di questi batteri.
I sintomi e i segni della melioidosi possono essere scambiati con quelli di altre malattie, motivo per cui riconoscere questo tipo di infezione è difficoltoso e la diagnosi può essere tardiva.
I sintomi principali della melioidosi sono: febbre, ascessi, ulcere, dolore localizzato in corrispondenza della sede colpita, tosse e dolore al petto se l’infezione interessa i polmoni, mal di testa, anoressia, perdita di peso, convulsioni, disturbi addominali e dolori muscolari.
Nei casi più gravi l’infezione può diffondersi a tutto l’organismo determinando una sintomatologia varia. Generalmente i sintomi compaiono dopo circa tre – quattro settimane dall’esposizione al batterio ed è raro che si trasmetta da un uomo affetto ad un uomo sano. Questa infezione è prevalente nei paesi in cui è presente un clima tropicale, nell’Australia settentrionale e nel Sud-est Asiatico.
Quando un paziente con una sintomatologia sospetta riferisce di essere stato in un paese a rischio, il personale medico dovrebbe far partire la profilassi corretta per capire se potrebbe esserci stata una contaminazione. In caso contrario potrebbe essere stato commesso un errore medico o di un caso di malasanità e potrebbe essere consigliabile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
L’infezione da burkkholderia pseudomallei può essere:
- localizzata: si presenta con ulcere, ascessi o noduli, febbre e dolori muscolari;
- polmonare: il batterio invade i polmoni e provoca difficoltà respiratorie e dolore toracico. La caratteristica di questa infezione è la presenza di tosse produttiva e non con espettorato normale;
- infezione del flusso sanguigno che determina a sua volta un’infezione diffusa poiché attraverso il sangue il batterio viene trasportato a diversi organi e apparati come cervello, pelle, ossa, fegato, milza ecc.
L’infezione da burkholderia pseudomallei può essere prevenuta evitando il contatto con acqua e suolo stagnante nelle regioni endemiche.
La burkholderia cepacia a differenza dell’infezione da burkholderia pseudomallei il cui contagio tra l’uomo è raro, può essere trasmessa con facilità in seguito al contatto tra un uomo portatore dell’infezione e uno sano. Anche questo batterio vive nelle acque e nel suolo ma lo si può ritrovare anche nelle fiale dei farmaci e saponi antibatterici utilizzati in ospedale.
L’infezione da burkholderia cepacia interessa l’apparato respiratorio e sono prevalentemente a rischio i pazienti con fibrosi cistica.
La fibrosi cistica è una malattia genetica che colpisce le ghiandole esocrine le quali producono un muco denso che va a bloccare per prime le vie respiratorie per cui il paziente presenta difficoltà nella respirazione.
Questo muco denso ostruisce inoltre qualsiasi altro dotto come quello che trasporta i succhi pancreatici dal pancreas all’intestino determinando difficoltà dell’assorbimento e della digestione. I pazienti affetti da fibrosi cistici possono anche presentare degli scompensi elettrolitici, stati di disidratazione e debolezza.
Il paziente che contrae l’infezione da burkholderia cepacia può non avere dei sintomi, in altri casi si può manifestare una tosse umida, febbre, mal di gola, dolori al torace, stanchezza che determinano un lento e progressivo deterioramento delle condizioni cliniche del paziente. Nei casi più gravi il paziente sviluppa un quadro clinico caratterizzato da batteriemia e febbre elevata che provocano invece un brusco e rapido deterioramento del quadro clinico che può essere letale.
La diagnosi e trattamento dell’infezione da burkholderia
I pazienti con infezione da burkholderia devono essere messi in quarantena nelle stanze di degenza singole e i professionisti sanitari che vi prestano assistenza devono indossare in modo appropriato i dispositivi di protezione individuale.
Come tutte le infezioni anche quella provocata dal batterio burkholderia può essere diagnosticata attraverso l’esecuzione della coltura: si preleva materiale dal sito corporeo in cui si sospetta l’infezione attraverso dei tamponi o prelievi di sangue e urine e dai campioni prelevati è possibile isolare, attraverso tecniche di laboratorio, l’agente responsabile delle infezioni.
Nel caso da infezione da burkholderia cepacia i campioni per l’esecuzione delle colture si prelevano a livello naso – faringeo considerando che il batterio attacca le vie respiratorie.
Dopo aver individuato l’agente patogeno responsabile dell’infezione si esegue l’antibiogramma per individuare quale antibiotico è efficace per il trattamento dell’infezione.
Risulta essenziale una diagnosi esatta e veloce, in caso contrario potrebbero esserci anche gravi complicanze e danni per il paziente: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato (con la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea), il quale potrà essere anche personalizzato in relazione, per esempio, all’età, all’attività lavorativa del soggetto, alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi al suo stile di vita.
Gli errori e la responsabilità che portano all’infezione da burkholderia
Nei pazienti affetti da fibrosi cistica la burkholderia cepacia provoca delle gravi infezioni respiratorie che possono essere letali.
La burkholderia cepacia è stato isolato negli ambienti umidi ed è capace di sopravvivere negli antisettici, acqua distillata, disinfettanti e altri prodotti non sterili che vengono utilizzati in ospedale.
Questi microrganismi sono quindi la causa di infezioni in pazienti ospedalizzati e possono essere contratti per lo più attraverso delle soluzioni disinfettanti contaminate. Le soluzioni disinfettanti devono essere conservate in ambienti idonei e correttamente manipolate.
Gli operatori e i professionisti sanitari devono avere la consapevolezza che durante il ricovero il paziente può incorrere nelle infezioni correlate all’assistenza (o nosocomiali) perciò le linee guida basate sulle evidenze scientifiche raccomandano delle misure preventive per contrastarle che devono essere seguite da tutto il personale.
Anche in ambiente ospedaliero sussiste il rischio di contrarre delle infezioni per questo motivo sia la struttura che i professionisti sanitari devono mette in atto tutte quelle misure per ridurne il più possibile l’incidenza e nel caso di mancato o erroneo adempimento la colpa del danno al paziente è imputabile al professionista e/o alla struttura.
Se avviene un contagio, è possibile chiedere il risarcimento dei danni all’ospedale che è responsabile della carenza organizzativa e degli ipotetici sbagli del personale. Anche in questo caso sarà opportuno rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità.
La prevenzione e controllo dell’infezione da burkholderia
Per prevenire il contagio e la diffusione della burkholderia in ambito sanitario devono essere seguite da parte di tutto il personale le seguenti misure:
- corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: guanti, camici, visiere, mascherine;
- frequente e corretto lavaggio delle mani;
- corretta disinfezione degli ambienti e dei presidi che deve avvenire periodicamente;
- garantire condizioni asettiche durante l’assistenza;
- eseguire interventi chirurgici invasivi in maniera sterile;
- utilizzare preparati ad azione antisettica (per la disinfezione della cute integra o lesa e delle mucose) e disinfettante (per la pulizia dei presidi e delle superfici);
- isolamento del paziente infetto.