L’escherichia coli è un batterio molto pericoloso perché può provocare nei neonati una grave sepsi alla quale, nei casi più gravi, può conseguire la morte del neonato (decesso da escherichia coli).
L’infezione da escherichia coli può essere trasmessa da mamma a bambino per cui se questa infezione non viene prontamente diagnosticata alla mamma e trattata, il neonato può andare in contro a severe conseguenze. Essenziale, in questi casi, risulta l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti e l’eventuale cartella clinica: in questo modo sarà più agevole comprendere l’esistenza di omissioni colpevoli del ginecologo o del medico o dell’ospedale.
L’escherichia coli e le modalità di trasmissione
L’escherichia coli è un batterio che fa parte della flora intestinale per cui è un batterio per lo più innocuo finché non si presentano delle determinate condizioni per le quali l’escherichia coli rivela la sua patogenicità.
L’escherichia coli può essere trasmessa da persona a persona attraverso le feci, in seguito all’ingestione di cibi e acqua contaminati, di frutta e verdura non lavata e carne poco cotta. L’escherichia coli può essere anche trasmessa da mamma a bambino durante la gravidanza e al momento del parto in quanto questo batterio è presente nel canale del parto.
La trasmissione dell’escherichia coli può avvenire anche per via verticale: se la futura mamma in gravidanza ha contratto un’infezione sostenuta da escherichia coli può trasmetterla al feto in seguito alla rottura del sacco amniotico, soprattutto se questa avviene al di fuori del travaglio.
L’infezione da escherichia coli nel neonato
I segni e i sintomi dell’infezione da escherichia coli nel neonato sono:
- vomito;
- diarrea;
- crampi addominali;
- febbre, infezione delle vie urinarie, problemi respiratori, rigonfiamento delle fontanelle, irritabilità e inappetenza.
I neonati maggiormente a rischio di contrarre l’infezione da escherichia coli sono quelli nati prematuramente o che hanno un basso peso alla nascita. Il rischio di infezione da escherichia coli aumenta anche se durante la gravidanza si è verificata una rottura prematura delle membrane amniocoriali, se la mamma ha avuto febbre durante il parto e se ha mostrato segni di infezione urinaria.
L’escherichia coli è responsabile di diverse malattie tra cui la meningite la quale può essere fatale per il neonato poiché ha una prognosi molto sfavorevole rispetto a quella virale o a quella causata da altri batteri.
La meningite è un’infezione delle meningi ovvero delle membrane che rivestono e proteggono il sistema nervoso centrale.
I segni di meningite sono i seguenti:
- coma;
- vomito;
- anormale temperatura corporea;
- convulsioni.
In caso di gravi complicanze o morte del feto, del neonato o del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, il ginecologo o il pediatra o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (madre, padre, nonno/nonna fratello/sorella o gli eredi) si devono fare cosa ha causato l’esito infausto del trattamento medico o il decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa è successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa.
I test di laboratorio svolgono un ruolo essenziale per la diagnosi della meningite (test di diagnosi della meningite): ricerca della procalcitonina, della proteina C reattiva e dei globuli bianchi che aumentano in presenza di infezione. Possono essere eseguiti anche gli esami strumentali come raggi X, ecografia ed elettroencefalogramma.
Svolge un ruolo fondamentale per la diagnosi di meningite l’esame del liquido cefalorachidiano (o rachicentesi) che consiste nel prelievo di questo liquido attraverso una puntura a livello lombare con l’obiettivo di analizzarlo e isolare l’escherichia coli.
Questo esame è però controindicato se il bambino ha problemi della coagulazione, se si trova in uno stato di shock o se presenta edema cerebrale.
Il neonato con meningite viene riconverto presso l’unità di terapia intensiva neonatale dove verrà sottoposto ad un adeguato trattamento antibiotico per via endovenosa e verrà monitorato il suo stato di salute attraverso l’esecuzione frequente di esami di laboratorio e strumentali.
La prevenzione dell’infezione da escherichia coli nel neonato
La prevenzione dell’infezione da escherichia coli deve essere iniziata in gravidanza.
Considerando che questo tipo di infezione può essere molto pericolosa per il neonato, il ginecologo deve prescrivere alla futura mamma in gravidanza esami delle urine e urinocoltura che permettono di individuare la presenza di microrganismi patogeni nelle urine. In particolare, questi esami devono essere prescritti nel caso in cui la futura mamma presenta dei segni di infezione o infezioni urinarie ricorrenti.
Se gli esami confermano l’infezione deve essere avviato un trattamento con la somministrazione di antibiotici.
L’escherichia coli risulta essere resistente all’ampicillina (Amplital®) per cui nella scelta della terapia antibiotica il medico che per prescrivere deve tener conto di questa antibiotico resistenza. L’ampicillina non deve essere quindi utilizzata per il trattamento dell’infezione da escherichia coli poiché non è efficace.
Se l’infezione da escherichia coli non viene trattata può essere responsabile di gravi complicanze per il bambino quali sepsi neonatale, meningite e decesso nei casi più gravi.
Qualora vi siano i presupposti, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella – o gli eventuali eredi (genitori ecc) in caso di morte del figlio – potrebbero chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace.
Il ruolo dei professionisti ed errori che portano all’escherichia coli nel neonato
La prevenzione dell’infezione da escherichia coli nel neonato e della conseguente meningite comincia dalla gravidanza. La futura mamma alla quale viene riscontrare un’infezione il cui agente patogeno responsabile è l’escherichia coli deve essere trattata con una terapia antibiotica al fine di limitare la trasmissione del batterio al proprio bambino.
Il ginecologo deve riconoscere i segni dell’infezione e deve prescrivere gli esami che permettono di risalire al batterio responsabile così da intraprendere una terapia antibiotica mirata. Gli esami consistono nell’esecuzione di tamponi vaginali e rettali, esami del sangue e colture con antibiogramma.
Se il ginecologo non diagnostica un’infezione materna potrebbe commettere un errore sia perché non è stato capace di fare una diagnosi sia perché ha trascurato i segni e i sintomi dell’infezione. Senza una confermata diagnosi, di conseguenza, non può essere intrapreso un adeguato trattamento.
La valutazione dei danni che si possano chiedere deve essere svolta dell’avvocato esperto in malasanità e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza).
Per quanto riguarda il neonato, allo stesso modo, il pediatra deve sospettare una meningite da escherichia coli quando il neonato manifesta i segni e i sintomi propri di questa infezione. Una volta confermata la meningite deve essere fermata la diffusione dei microrganismi patogeni motivo per cui il pediatra deve somministrare antibiotici al neonato.
Un altro errore che aumenta il rischio di diffusione dell’escherichia coli è il mancato e infrequente lavaggio delle mani e l’utilizzo dei guanti.
I neonati con meningite devono essere trattati in maniera tempestiva, soltanto in questo modo si può ottenere una guarigione; in caso contrario questa infezione può essere letale e i neonati possono riportare gravi danni cerebrali permanenti e paralisi cerebrale infantile, mentre nei casi più severi questi bambini muoiono.
Le infermiere che si prendono cura dei neonati possono rappresentare un vettore per la trasmissione dell’infezione da escherichia coli. Considerando che l’escherichia coli si trova nelle feci, l’infermiera che nel cambiare il pannolino di un neonato con infezione da escherichia coli non utilizza i guanti o non si lava le mani dopo e prima di prestare assistenza ad un altro neonato può essere responsabile della trasmissione dell’infezione.
In questo caso potrà essere citata, insieme all’ospedale, per rispondere della propria imprudenza con il risarcimento dei danni nei confronti del neonato e dei familiari.
Il lavaggio delle mani e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale quali i guanti quando si presta assistenza al paziente è fondamentale per prevenire la trasmissione di queste infezioni.
L’inosservanza di queste misure rappresenta un errore poiché il professionista può essere responsabile dell’insorgenza dell’infezione, condizione che aumenta il periodo di ospedalizzazione, l’uso di antibiotici e che comporta complicanze per il neonato, conseguenti all’infezione stessa.
L’infezione da escherichia coli trasmessa in ospedale
L’infezione da escherichia coli può essere trasmessa in ospedale se l’igiene è inadeguata poiché questi batteri possono facilmente diffondere da un soggetto infetto ad uno sano.
Per evitare questa evenienza deve essere rispettata l’igiene personale e ambientale e soprattutto devono essere messere in atto, da parte di tutto il personale sanitario, delle misure per prevenire e controllare l’insorgenza e la diffusione delle infezioni.
Tra queste misure annoveriamo:
- utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: le infermiere devono indossare i guanti monouso quando cambiano il pannolino dei neonati considerando perché l’escherichia coli si trova nelle feci;
- corretto smaltimento dei rifiuti speciali;
- abitudinario lavaggio delle mani prima e dopo aver prestato assistenza;
- sanificazione ambientale;
- disinfezione dei presidi medici;
- isolamento del paziente adulto con infezione da escherichia coli in stanza singola: in particolare i servizi igienici non devono essere in condivisione.
La trasmissione di infezioni nosocomiali (cioè durante la degenza ospedaliera o durante lo svolgimento di una visita) è fonte di responsabilità per l’ospedale che è responsabile della propria carenza organizzativa e degli ipotetici sbagli del personale. Anche in questo caso sarà opportuno rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità per valutare una richiesta di equo ristoro.