PATOLOGIA INFIAMMATORIA PELVICA (PID)
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La malattia infiammatoria pelvica è definita come una sindrome comprendente un’infezione ascendente dall’endocervice causa di endometrite, salpingite, parametrite, ooforite, ascesso tubo ovarico e/o peritonite pelvica.
Quali sono le cause della patologia infiammatoria pelvica
Gli agenti causali principali sono la neisseria gonorrhoeae e la chlamydia trachomatis. Tuttavia, anche microorganismi della flora vaginale quali anaerobi, streptococchi, stafilococchi, E. coli e H. influenzae sono associati ad infiammazione del tratto genitale superiore.
Si dividono in forme primitive, causate da infezione del basso tratto genitale, che per via ascendete risale lungo il canale endocervicale e forme secondarie, derivanti da infezioni extragenitali diffuse per via ematica, linfatica o continuità.
Quali sono i fattori di rischio per la patologia infiammatoria pelvica
Fattori di rischio per questa sindrome sono:
- giovane età;
- bassa classe socio-economica;
- etnia (Afro-Americana);
- multipli partner sessuali;
- utilizzo di dispositivo intrauterino;
- malattie sessualmente trasmesse;
- vaginosi batterica.
Segni e sintomi della patologia infiammatoria pelvica
La patologia infiammatoria pelvica può essere sintomatica o asintomatica.
Anche quando presenti, i segni e i sintomi mancano di sensibilità e specificità.
I sintomi ricorrenti sono dolore addominale inferiore – generalmente bilaterale, dispareunia – in particolare di recente insorgenza, sanguinamento anomalo, perdite vaginali o cervicali anomale – come conseguenza di cervicite, endometrite o vaginosi batterica.
Tra i segni ricorrenti, invece, abbiamo dolore nei quadranti addominali inferiori, dolore annessiale durante esame vaginale bimanuale, dolore cervicale durante esame vaginale bimanuale, febbre (≥ 38°C).
La diagnosi comunque risulta essere spesso difficile in quanto non c’è nessun rilievo anamnestico, fisico o di laboratorio sensibile e specifico per fare di diagnosi di patologia infiammatoria pelvica.
Gli esami diagnostici utilizzati tuttavia sono: formula leucocitaria, VES, striscio a fresco del muco cervicale, esame colturale cervicale ecografia pelvica.
Nel caso le valutazioni non venissero effettuate, la madre potrà affidarsi ad uno Studio legale o ad un Avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente ed alla famiglia la fattibilità di una richiesta di risarcimento.
Qual è il trattamento medico-sanitario della patologia infiammatoria pelvica
Il trattamento medico sanitario della patologia infiammatoria pelvica consiste nella terapia antibiotica, empirica e ad ampio spettro.
La terapia chirurgica, invece, è riservata ai casi complicati, persistenti, che non rispondono alla terapia antibiotica.
È inoltre fondamentale trattare il partner per evitare l’insorgenza di recidive.
Quali sono le possibili complicanze della patologia infiammatoria pelvica
Fra le complicanze a breve e lungo termine, soprattutto in caso di patologia infiammatoria pelvica non adeguatamente trattata, abbiamo infertilità, ascessi tubo-ovarici, dispareunia, aderenze pelviche, idrosalpinge, gravidanza ectopica, che in alcuni casi devono essere trattati tramite terapia chirurgica.
In correlazione con l’insorgere della patologia, gli errori medici più diffusi sono:
- errata anamnesi della paziente (segni e sintomi);
- in caso di sospetto, assenza di percorso diagnostico adeguato (segni e sintomi – esami strumentali);
- assenza di informazioni alla paziente relative alla patologia: segni e sintomi, test di diagnosi (limiti e benefici), terapia (limiti e benefici), conseguenze;
- errata terapia medica (dose, vie di somministrazione, concentrazione, presenza di controindicazioni, trattamento del partner);
- assenza di consigli su stile di vita, igiene, alimentazione al fine di ridurne le recidive;
- assenza o errata terapia chirurgica.