SEPSI NEONATALE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La sepsi neonatale si definisce come una sindrome clinica che insorge nel primo mese di vita, caratterizzata da una malattia sistemica associata ad una batteriemia. L’incidenza varia da 1 a 10 casi per 1000 nati vivi, la mortalità può raggiungere valori elevati nei neonati pretermine di peso estremamente basso e nelle forme di esordio precoce.
Tipologie di sepsi neonatale
La sepsi neonatale può essere classificata in forme ad esordio precoce, ad esordio tardivo e nosocomiali.
Le forme ad esordio precoce, che insorgono nei primi 5-7 giorni, hanno carattere multisistemico e si presentano soprattutto con sintomi respiratori; in queste forme il neonato è colonizzato da parte di germi patogeni nel periodo perinatale.
Diversi agenti infettivi come treponema, virus, listeria e candida possono essere acquisiti dal feto per via ematogena transplacentare; altri organismi possono essere acquisiti durante il passaggio nel canale del parto, con la rottura delle membrane amniotiche la flora vaginale e vari batteri patogeni possono, per via ascendente, raggiungere il liquido amniotico ed il feto, ne consegue una colonizzazione fetale e un’infezione denominata corioamniosite. L’aspirazione di liquido amniotico infetto può determinare l’insorgenza di sintomi respiratori.
Le sepsi ad esordio tardivo tendono a manifestarsi dopo 5-7 giorni di vita, i germi responsabili possono essere acquisiti per via orizzontale provenienti dal tratto genitale materno, dal personale o dalle attrezzature contaminate. I neonati oltre alla sepsi hanno una localizzazione definita che spesso è una meningite.
Le sepsi nosocomiali si osservano nei neonati ad alto rischio, la loro patogenesi è legata alla malattia di base ed alla debilitazione del neonato, alla flora batterica dell’unità di terapia intensiva neonatale ed alle tecniche invasive impiegate. I neonati, soprattutto i pretermine, hanno una maggiore suscettibilità alle infezioni legate all’immaturità dei meccanismi di difesa.
I principali germi patogeni responsabili sono: Streptococco Gruppo B, Gram negativi (Klebsiella, Escherichia Coli, Pseudomonas, Proteus), Stafilococco epidermidis, miceti (Candida).
Fattori di rischio per la sepsi neonatale e diagnosi
I principali fattori di rischio includono prematurità e basso peso alla nascita, prematura e prolungata rottura delle membrane (maggiore di 18/24 ore), infezione materna, presenza di meconio nel liquido amniotico, procedure invasive effettuate sul neonato con asfissia o sui neonati che richiedono monitoraggio respiratorio e metabolico alla nascita.
La diagnosi è inizialmente clinica dal momento che è necessario iniziare il trattamento prima dei risultati dell’emocoltura. Segni e sintomi non sono specifici e la diagnosi differenziale è ampia comprendendo l sindrome da distress respiratorio, malattie metaboliche, ematologiche, cardiache, del sistema nervoso centrale e del complesso TORCH.
I segni più frequenti sono:
- irregolarità della temperatura corporea;
- letargia o irritabilità;
- ipotono muscolare;
- modificazioni cutanee (cianosi, pallore, esantema, ittero);
- vomito;
- diarrea;
- inappetenza;
- disturbi cardiorespiratori (tachipnea, distress respiratorio, apnea, tachicardia) e metabolici (ipo o iperglicemia, acidosi metabolica).
Trattamento medico della sepsi neonatale
La terapia antibiotica, spesso iniziata prima dell’identificazione dell’agente patogeno, è rappresentata dall’associazione di una penicillina con un aminoglicoside; va tenuta presente la flora batterica più frequentemente isolata nei reparti del nido e della patologia neonatale.
Successivamente la terapia può essere modificata in base al risultato della coltura ed alla risposta clinica del neonato.
In caso di infezione da Streptococco di Gruppo B il farmaco di scelta è la penicillina, la terapia va effettuata per 10-14 giorni, la normalizzazione dell’esame clinico e dei dati di laboratorio sono i criteri da seguire per decidere di sospendere la terapia antibiotica.
Per concludere, in presenza di una sepsi, oltre ad una terapia specifica è opportuno ricorrere ad una terapia sintomatica basata sul controllo della temperatura, sulla correzione dell’equilibrio acido-base, su uno stretto controllo dell’ossigenazione e sul mantenimento di una sufficiente microcircolazione.
Errori medici nella gestione della sepsi neonatale
Tra gli errori medici più comuni in caso di sepsi neonatale si rinvengono:
- la mancata prescrizione di esami alla donna in gravidanza durante la prima visita: tampone vaginale e cervicale, eventuale prelievo citologico (Pap test) se non effettuato da più di 2 anni, esame urine completo e urocoltura da ripetere in caso di positività nei successivi trimestri di gravidanza:
- mancata presa in considerazione dei fattori di rischio clinico ed anamnestico durante la prima visita ostetrica;
- mancato invio della donna ad effettuare tra le 36 e le 37 settimane di gestazione il tampone vagino-rettale, come raccomandato dai LEA, per la ricerca dello Streptococco Agalactiae di Gruppo B;
- mancata somministrazione della profilassi intrapartum in donne positive al tampone o all’infezione urinaria di Streptococco di Gruppo B, in donne che non hanno effettuato il tampone o in donne che lo hanno effettuato da più di un mese dal parto;
- errori e/o ritardi nella valutazione e nella gestione di neonati nati con sospetta sepsi;
- errori nella somministrazione dell’antibioticoterapia sia nella mamma che nel neonato (tipo di farmaco e dosaggio);
- mancanza di accurata igiene da parte del personale sanitario tra un paziente e l’altro: il lavaggio accurato delle mani è in grado di prevenire più del 25% delle infezioni;
- scarso monitoraggio dei patogeni circolanti nei reparti a maggior rischio di infezioni e controllo della resistenza agli antibiotici.