SINTOMI DELLE INFEZIONI URINARIE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La gravidanza predispone alle patologie infettive dell’apparato urinario a causa delle modificazioni anatomiche e funzionali che essa induce, tra cui la dilatazione dei calici e della pelvi renale ed il reflusso vescico-ureterale.
Le infezioni urinarie possono avere diverse espressioni cliniche, variando dalla batteriuria asintomatica, alla cistite e alla pielonefrite con coinvolgimento dei calici pelvici e del parenchima. L’agente eziologico maggiormente coinvolto è Escherichia Coli.
Il 2-7% delle donne gravide presenta batteriuria asintomatica (BA), definita come la persistente moltiplicazione di batteri a livello delle vie urinarie in assenza di sintomatologia. Se non trattata il 5% svilupperà un’infezione sintomatica acuta. Le gestanti con batteriuria asintomatica possono essere trattate con antibiotici scelti in base all’antibiogramma.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Tipologia e trattamento delle infezioni urinarie più comuni in gravidanza
Tra le infezioni urinarie più comuni si rinvengono le cistiti ed uretriti.
Per quanto riguarda le cistiti-uretriti il loro sviluppo non dipende dalla presenza o meno di batteriuria asintomatica.
La cistite è caratterizzata da disuria, minzione impellente, pollachiuria, dolore sovrapubico. Spesso l’esame urine presenta batteriuria e microematuria. La terapia più comune prevede l’uso di ampicillina, ma sono ritenute valide anche cefalosporine e sulfonamidi.
La pielonefrite acuta si manifesta nell’1-2% dei casi, prevalentemente nel secondo trimestre di gravidanza; di solito è monolaterale. I sintomi all’inizio sono subdoli: febbre, brividi, dolore in una o entrambe le regioni lombari, nausea e vomito.
Il sedimento urinario presenta leucociti agglutinati e batteri (Gram negativi). Raramente il quadro clinico evolve in edema polmonare e setticemia. Il trattamento consiste nell’idratare la paziente e nell’instaurazione di una corretta antibioticoterapia che va proseguita per almeno 7-10 giorni durante i quali avviene il monitoraggio della funzionalità epato-renale e della carica batterica urinaria.
Nelle pazienti che non rispondono alla terapia entro 48-72 ore si devono escludere la presenza di calcoli, ascessi o flemmoni renali.
La pielonefrite cronica è spesso asintomatica ed è causata da infezioni ricorrenti, a loro volta favorite da un reflusso ureterale o dalla nefrolitiasi. È una forma grave che può evolvere verso l’insufficienza renale e provocare il parto pretermine. La prognosi materno-fetale dipende dal grado di distruzione del parenchima renale e dalle conseguenti nefrosclerosi e ipertensione cronica.
Possibili errori medici nella gestione delle infezioni urinarie in gravidanza
Tra gli errori medici più comuni si rinvengono:
- sottovalutazione dei sintomi da parte del medico che comporta un aggravarsi dell’infezione con rischio di complicazioni (compromissione della funzionalità renale, urosepsi);
- mancata somministrazione di cure ad una donna in gravidanza con batteriuria asintomatica che può condurre a parto pretermine, rottura prematura delle membrane o complicazioni come la pielonefrite;
- procedura infermieristica per inserimento del catetere urinario eseguita senza seguire le norme di igiene che predispone ad IVU;
- errori nella somministrazione dell’antibiotico (tempi e dosaggi ).