INFEZIONE DA STREPTOCOCCO BETA EMOLITICO DI GRUPPI B IN GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Lo streptococco di gruppo B (GBS) è un batterio presente naturalmente nel tratto gastrointestinale e genitale in maniera asintomatica e, solitamente, non è pericoloso.
Se presente al momento del parto però, questo batterio può entrare in contatto con il neonato generando un’infezione che può portare ad alcune complicazioni, a volte anche gravi.
Manifestazione dell’infezione da streptococco di gruppo B
La forma precoce dell’infezione da streptococco di gruppo B nel neonato (cosiddetta “early- onset” o EOD) viene trasmessa durante il suo passaggio nel canale del parto e si manifesta entro le prime 12 ore di vita. In circa il 90% dei casi si manifesta come sepsi, meningite o polmonite.
La forma tardiva dell’infezione invece, (detta “late-onset” o LOD) compare dopo la prima settimana e viene trasmessa durante il parto nel 50% dei casi, e nel restante 50% dei casi viene trasmessa da altri portatori dello streptococco di gruppo B. La forma tardiva dà luogo a meningiti, sepsi o, più raramente, a infezioni focali.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Prevenzione e fattori di rischio per l’infezione da streptococco di gruppo B
La prevenzione della malattia perinatale da streptococco di gruppo B prevede approcci di screening diversi. Quello che ad oggi ha dimostrato maggiori benefici è quello che combina la valutazione del rischio clinico ed anamnestico allo screening batteriologico in gravidanza.
Grazie a questa strategia preventiva, l’incidenza dell’infezione precoce da streptococco di gruppo B si è drammaticamente ridotta.
Per identificare i fattori di rischio per questa infezione, viene innanzitutto analizzata la storia clinica della donna.
In particolare, le donne considerate “a rischio” per l’attuale gravidanza, sono quelle che hanno avuto:
- un precedente figlio con infezione neonatale invasiva da streptococco di gruppo B;
- una batteriuria da streptococco di gruppo B (presenza significativa di streptococco nelle urine >100.000 ufc/ml) durante la gravidanza in corso, a qualsiasi epoca gestazionale.
Queste due condizioni rappresentano la presenza di un rischio maggiore e pertanto sono gli unici casi in cui viene raccomandata la profilassi antibiotica durante il travaglio/parto indipendentemente dal risultato dello screening batteriologico.
È per questo motivo che in questi due casi lo screening risulta superfluo.
Oltre a questi due fattori di rischio, ne esistono altri tre:
- parto pretermine (parto che si sta verificando prima delle 37 settimane);
- febbre intrapartum (febbre >38°C durante il travaglio e/o parto);
- prolungata rottura delle membrane (PROM) (dopo 18 ore dalla rottura delle membrane, ancora non si è verificato il parto).
Nei casi in cui sia presente almeno uno di questi ultimi tre fattori di rischio, la decisione riguardo l’utilizzo della profilassi antibiotica durante il travaglio/parto verrà presa sulla base del risultato dello screening batteriologico.
Anche in questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Cos’è lo screening batteriologico e a chi è consigliato
Lo screening batteriologico è un esame di laboratorio, che ha lo scopo di ricercare nel canale vaginale e rettale, la presenza del batterio streptococco di gruppo B mediante l’esecuzione di un tampone (infatti è detto anche tampone vagino-rettale o TVR).
Il tampone viene raccomandato a tutte le donne, indipendentemente dalla presenza o meno di fattori di rischio (fanno eccezione i due casi menzionati del paragrafo precedente). Il tampone va eseguito tra la 35°e la 37° settimana di gestazione, ed il risultato rimane valido fino ad un massimo di 5 settimane dalla data dell’esecuzione.
È fondamentale che il tampone venga eseguito anche a livello rettale, poiché il bambino può essere contaminato durante il parto anche a partire dal retto.
È altresì importante attenersi al periodo corretto dell’esecuzione del tampone. Infatti, la colonizzazione dello streptococco di gruppo B può essere transitoria, perciò il risultato di un tampone eseguito prima della 35°- 37° settimana o comunque più di 5 settimane prima dell’inizio del travaglio, Esecuzione tampone
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Esecuzione tampone
L’esecuzione del tampone è raccomandata anche nei casi di taglio cesareo programmato.
Infatti, anche se in questo caso, come vedremo più avanti, la profilassi antibiotica non è mai indicata, il risultato del tampone può essere utile se il travaglio dovesse iniziare spontaneamente prima della data prevista per il taglio cesareo.
Quali sono quindi i casi in cui è raccomandata la profilassi antibiotica
Una volta valutato lo screening batteriologico e la presenza dei fattori di rischio, la decisione di effettuare la profilassi antibiotica viene presa sulla base di uno schema molto preciso:
- tampone negativo: nel caso in cui il tampone vagino-rettale eseguito tra la 35 e la 37° settimana di gestazione risulti negativo, la profilassi antibiotica è raccomandata se:
- si è verificata, nel corso della gravidanza, una batteriuria da streptococco di gruppo B ( > 100.000 ufc/ml);
- c’è stato un precedente figlio con infezione da streptococco di gruppo B.
In tutti gli altri casi di TVR negativo, la profilassi antibiotica non è indicata;
- tampone positivo: nel caso in cui il tampone vagino-rettale eseguito tra la 35 e la 37° settimana di gestazione risulti postivo, la profilassi antibiotica è sempre raccomandata, tranne in caso di taglio cesareo effettuato in assenza di travaglio e a membrane integre (ad es. Taglio cesareo programmato);
- tampone non effettuato o dal risultato dubbio: nel caso in cui il tampone vagino-rettale non sia stato eseguito tra la 35 e la 37° settimana di gestazione, o abbia un risultato dubbio, verranno presi in esame gli altri eventuali fattori di rischio:
- presenza di fattori di rischio clinico e anamnestico: la profilassi antibiotica in travaglio è raccomandata;
- assenza di fattori di rischio clinico e anamnestico: è consigliato eseguire il tampone vagino-rettale durante il travaglio, ed attendere il risultato sulla base del quale verrà deciso se eseguire o meno la profilassi antibiotica. Se il risultato del TVR arriva dopo la nascita, viene effettuato un controllo accurato del neonato.
Possibili errori medici in caso di infezione da streptococco
Gli errori più frequenti nel trattamento e nella cura delle infezioni da streptococco in gravidanza sono:
- non avere eseguito tra le 35-37 settimane di gravidanza i test per la ricerca dello streptococco beta emolitico (tamponi vaginali e rettali);
- non avere somministrato antibiotici alle gravide che presentano test positivi per lo streptococco beta emolitico in quanto vi è un elevato rischio infezione neonatale;
- non avere somministrato antibiotici a quelle gravide i cui risultati del test non sono noti e che presentano fattori di rischio per l’infezione da streptococco di gruppo B (età gestazionale minore di 37 settimane, rottura delle acque avvenuta da più di 18 ore, febbre materna, donne che hanno precedentemente partorito un neonato con infezione da streptococco beta emolitico, presenza di batteri nelle urine;
- non avere somministrato antibiotici alle gravide che non hanno eseguito i test per la ricerca dello streptococco di gruppo B;
- non avere somministrato antibiotici ai neonati che presentano sintomi di infezione.
Inoltre, nelle donne gravide l’infezione può comportare endometrite (infiammazione dell’endometrio, ossia della mucosa dell’utero), corionamnionite (infiammazione delle membrane amniocoriali) e infezione del tratto urinario. La profilassi con terapia antibiotica non deve essere protratta dopo il parto, ma l’endometrite post-parto da streptococco di gruppo B deve essere trattata con antibiotici a largo spettro.