LE INFEZIONI NEL PUERPERIO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il puerperio, ovvero i primi 40 giorni dopo la nascita del bambino, è un periodo particolare e unico per le neomamme.
Soprattutto nei primi giorni dopo il parto le donne, sia per lacerazioni o incisioni chirurgiche non perfettamente guarite, sia per un abbassamento fisiologico delle difese immunitarie e sia per la loro permanenza in ospedale (dove proliferano germi di ogni tipo), sono più a rischio di contrarre infezioni batteriche/virologiche.
È, quindi, compito del personale del reparto di degenza sorvegliare e impedire che questo accada.
La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Quali sono i fattori di rischio e le complicanze più gravi delle infezioni nel puerperio
Con il termine infezione si intende la penetrazione nel nostro organismo da parte di microrganismi (virus, batteri, miceti, ecc).
La moltiplicazione di questi agenti patogeni è correlata a una malattia infettiva, ovvero la reazione patologica che il nostro corpo ha di fronte a questa “invasione”.
Nel puerperio, i fattori che favoriscono la penetrazione da parte di microrganismi sono:
- le ferite chirurgiche (sia da taglio cesareo che da episiotomia);
- le continue visite vaginali, cateterismi o cardiotocografia interna durante e dopo il parto;
- parti prolungati o operativi, cioè con ventosa;
- immunodeficienza tipica delle donne in puerperio, soprattutto di coloro che hanno avuto disturbi preeclamptici in gravidanza, diabete, anemia, ecc;
- mastite, ovvero infezione della ghiandola mammaria.
Solitamente l’infezione si estende alla sola zona della cicatrice o della mammella e viene iniziata una terapia antibiotica mirata.
La situazione diventa più grave quando invece si parla di infezione disseminata, dato che la paziente non trattata adeguatamente rischia la morte.
In particolare:
- sepsi, infezione sistemica che si estende a tutti i tessuti e fluidi corporei e che compromette le funzioni più importanti dell’organismo (respirazione, circolazione sanguina, ecc);
- pid, cioè Malattia Infiammatoria Pelvica (in inglese Pelvic Inflammatory Disease) ovvero l’infezione che colpisce il sistema riproduttivo femminile, soprattutto utero, tube e ovaie e che può provocare anche sterilità.
Comportamenti ed eventuali errori correlati alle infezioni nel puerperio
È buona norma che l’ostetrica e, più in generale, tutti i sanitari che lavorano nel reparto di puerperio, procedano:
- a controlli della temperatura corporea ogni 6 ore;
- a consigliare alla donna una buona idratazione autonomamente;
- a somministrare la terapia, se prescritta;
- a valutare periodicamente le perdite (colore, odore, quantità, ecc.) e la ferita (adesione dei punti, secrezione, ecc);
- a cambiare frequentemente le medicazioni o l’assorbente e consigli alla donna con episiorrafia (ricostruzione mediante punti chirurgici successiva all’episiotomia) un’igiene accurata e frequente.
Il professionista dovrebbe, inoltre, evitare di:
- non controllare periodicamente lo stato di salute e l’idratazione della donna, nonché le perdite e la ferita chirurgica;
- eseguire continuamente interventi assistenziali invasivi inutili (visite vaginali, cateterismi, ecc.);
- far sì che la donna stia in posti molto affollati (es. sala d’aspetto) o che nella sua stanza di degenza si riversino troppe persone insieme;