LA MORTE ENDOUTERINA FETALE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Una delle peggiori esperienze in cui un genitore può incorrere è la morte del proprio bambino prima della nascita. Questo avvenimento viene definito morte endouterina fetale e si distingue dall’aborto perché in questo caso si fa riferimento ad un feto di età gestazionale superiore, che abbia raggiunto un peso di 500 grammi.
Solitamente la diagnosi viene posta durante uno dei bilanci di salute in gravidanza, quando il battito cardiaco fetale non viene percepito; altre volte è la madre che riscontra delle anomalie nella gestazione, per esempio un’assenza improvvisa di movimenti fetali. In ogni caso, questo tragico evento solitamente inaspettato provoca un enorme dolore nei genitori, necessitando di una grande attenzione da parte degli operatori sanitari.
I possibili trattamenti ad una morte endouterine del feto sono differenti; si può scegliere una condotta di attesa, aspettando che si inneschi spontaneamente il travaglio oppure si può procedere con un intervento medico di induzione del travaglio di parto, per ridurre i tempi. Solo raramente viene proposta la chirurgia, poiché l’esecuzione di un taglio cesareo presenta rischi maggiori e può influire negativamente sulle gravidanze successive.
La donna deve essere informata su tutte le possibilità terapeutiche disponibili e poi invitata a decidere liberamente la più adatta alla propria situazione; dovrà essere lasciato del tempo affinché ne possa discutere col partner e, se disponibile, dovrà essere offerta la possibilità di un supporto psicologico professionale.
Nel caso in cui la donna decida di attendere l’insorgenza spontanea del travaglio, dopo averle offerto accurate informazioni su questa opzione terapeutica, può essere dimessa dall’ospedale ma deve essere invitata a ripresentarsi per controlli regolari, poiché se questa condizione viene protratta eccessivamente possono incorrere dei rischi.
Nel caso in cui si decida di indurre il travaglio di parto la donna deve prima aver ricevuto tutte le informazioni riguardo ai rischi, ai benefici e alle modalità della procedura e, se disponibile nella struttura, le deve essere offerta la possibilità di ricevere l’analgesia epidurale. Come per il parto di un bimbo sano, la donna deve essere assistita durante la fase del travaglio e del periodo espulsivo e non lasciata da sola se non per brevi periodi o sotto sua richiesta. Deve ricevere la possibilità del supporto del partner o di un’altra persona di fiducia se lo ritiene desidera. Va ricordato che i rischi durante il parto e nel post-partum sono i medesimi di quelli di una gravidanza con un feto sano, perciò la donna dovrà essere sottoposta ai medesimi controlli.
Fondamentale è ribadire il diritto alla privacy della coppia che ha perso un bambino in epoca perinatale; il personale sanitario non può divulgare informazioni a terzi, se non sotto il consenso dalla donna stessa.