LEUCOMALACIA PERIVENTRICOLARE E PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La leucomalacia periventricolare si intende un danno al cervello e in particolare della sostanza bianca, ovvero quella parte dell’encefalo che è responsabile della trasmissione degli impulsi nervosi per cui le informazioni che partono dal cervello, grazie alla sostanza bianca, arrivano alle varie parti del corpo; attraverso questo meccanismo, ad esempio, riusciamo a compiere movimenti delle braccia e delle gambe.
La sostanza bianca viene danneggiata in corrispondenza dei ventricoli cerebrali, da qui il nome periventricolare. I ventricoli cerebrali sono dei canali connessi tra di loro attraverso degli spazi in cui scorre il liquido cefalorachidiano che ha la funzione di proteggere il cervello dai traumi e di trasportare nutrienti a quest’ultimo.
Considerando il fatto che con la leucomalacia periventricolare si ha una distruzione delle fibre nervose che sono responsabili della trasmissione delle informazioni, il bambino presenterà dei problemi neurologici e dei disturbi motori. Il deficit motorio si ha soprattutto a carico degli arti inferiori e, più raramente, possono anche essere coinvolti gli arti superiori.
Una conseguenza della leucomalacia periventricolare è quindi la paralisi cerebrale infantile. La paralisi cerebrale infantile è una malattia che comporta disturbi neurologici e motori ed è dovuta ad un danno irreversibile del sistema nervoso centrale in seguito ad una riduzione dell’apporto di ossigeno o ad un trauma.
La lesione al sistema nervoso centrale può verificarsi sia durante la gravidanza, travaglio e parto ed entro i 3 anni di vita del bambino in quanto è più vulnerabile a riportare delle lesioni poiché le strutture cerebrali devono ancora completare lo sviluppo. I segni della paralisi cerebrale infantile e quindi i disturbi motori cominciano ad essere noti quando il bambino inizia le fasi del suo sviluppo. Il bambino con la paralisi cerebrale infantile presenterà delle difficoltà nell’esecuzione dei movimenti.
La causa principale di leucomalacia periventricolare e quindi, di conseguenza, della paralisi cerebrali infantile, è la sofferenza fetale la quale comporta una riduzione dell’apporto di ossigeno al cervello e il suo successivo danneggiamento. La sofferenza fetale può verificarsi in seguito a complicanze ostetriche durante il parto come distacco intempestivo di placenta, giri di funicolo, presenza di nodi veri del cordone ombelicale, prolasso di funicolo, distocia di spalla e rottura d’utero.
Il rischio di leucomalacia periventricolare è aumentato per i neonati nati prematuramente perché sono più soggetti a riportare dei danni a carico del cervello il quale è più vulnerabile poiché il suo sviluppo non è ancora completato.
Il comportamento medico
La paralisi cerebrale infantile può essere conseguenza di negligenza medica e in questo caso può essere risarcito il danno.
Tutte quelle condizioni che determinano un ridotto apporto di ossigeno al feto, che è la principale causa della paralisi cerebrali infantile, devono essere riconosciute e trattate tempestivamente.
In presenza di gravi segni di sofferenza fetale deve essere espletato nel più breve tempo possibile il taglio cesareo. La sofferenza fetale può essere rilevata attraverso l’auscultazione del battito cardiaco fetale con il tracciato cardiotocografico. L’ostetrica e il ginecologo devono quindi fare una corretta interpretazione di quest’ultimo così da agire ove necessario.
Il ginecologo e l’ostetrica devono riconoscere i fattori di rischio e mettere in atto le misure per evitare che il bambino sviluppi questo disturbo neuromuscolare monitorando lo stato di salute del feto e prevenendo un parto prima del termine di gravidanza.
Dopo aver diagnosticato la paralisi cerebrale infantile il bambino deve essere indirizzato ad eseguire una terapia riabilitativa, nei casi più gravi deve essere eseguito un trattamento chirurgico.
Un altro errore di tipo commissivo del professionista sanitario che può provocare un danno a livello cerebrale è una gestione scorretta del travaglio e del parto e l’esecuzione di manovre improprie; un esempio è l’applicazione della ventosa ostetrica in occasione di un parto prematuro e l’esecuzione di trazioni non controllate sulla testa del nascituro le quali determinano un trauma a livello cerebrale.
L’importanza della diagnosi
Se la leucomalacia periventricolare non viene diagnosticata non può essere trattata e di conseguenza possono insorgere le complicanze di questa patologia che peggiorano la condizione clinica del bambino come la paralisi cerebrale infantile.
La leucomalacia periventricolare non è accompagnata da segni e da sintomi imminenti; quest’ultimi si possono riscontrare durante la fase di sviluppo del bambino quando manifesta delle difficoltà a compiere i movimenti come gattonare, camminare, impugnare oggetti, ecc. Di fatti, la leucomalacia periventricolare, comporta dei disturbi di tipo motorio proprio perché si ha un danneggiamento della sostanza bianca ovvero quella parte del cervello responsabile della trasmissione degli impulsi nervosi che rendono possibile il movimento.
La conferma diagnostica della leucomalacia periventricolare si ha con la TAC che fornisce delle immagini dettagliate della struttura cerebrale così da poter rilevare la presenza di un danno alla sostanza bianca tipico della leucomalacia periventricolare. Possono anche essere utilizzati per la diagnosi l’ecografia cerebrale e la risonanza magnetica. Quando il medico che presta assistenza al neonato ha il dubbio che questo possa aver riportato un danno cerebrale, deve eseguire questi esami di approfondimento in modo tale da agire di conseguenza per limitare ulteriori deficit neurologici e motori.
I possibili errori medici
I possibili errori medici sono i seguenti:
- negligenza nel prestare cura e assistenza al neonato;
- errata interpretazione della TAC;
- diagnosi errata;
- incapacità nel riconoscere la leucomalacia periventricolare;
- trattamento errato e intempestivo in presenza di sofferenza fetale;
- mancato riconoscimento dello stato di sofferenza fetale;
- errata interpretazione del tracciato cardiotocografico;
- errata gestione del travaglio e del parto;
- errori o omissione nel monitoraggio del benessere fetale;
- mancata esecuzione di esami di approfondimento in presenza di un dubbio per leucomalacia periventricolare;
- trascurare i fattori di rischio;
- impropria applicazione della ventosa ostetrica;
- diagnosi tardiva.