LA MEF (MORTE ENDOUTERINA FETALE)
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La Morte Endouterina Fetale o MEF è la morte in utero del bambino dopo le 22 settimane di gestazione. L’incidenza di quest’evento devastante è di 3,5 bambini su mille nati vivi (dati Istat 2008).
Nonostante questo evento sia presente e purtroppo accada, le famiglie e le coppie non sono allertate da questa evenienza e non conoscono quelle che possono essere le principali cause, come:
- complicanze del parto;
- infezioni in gravidanza;
- patologie materne quali ipertensione e diabete;
- distacco di placenta;
- accidenti del funicolo, assunzione di alcool e droghe;
- alloimmunizzazione materno fetale;
- polidramnios (troppo liquido amniotico) o oligodramnios (poco liquido amniotico);
- asfissia (mancato apporto di ossigeno al feto);
- ritardo di crescita intrauterina;
- età materna elevata;
- malattia congenita;
- difetti di crescita.
Bisogna tenere presente che il 12/50% delle MEF risultino idiopatiche perciò senza una causa certificabile, certo è che ogni patologia ostetrica può essere potenziale causa della morte del feto.
Essendo un evento acuto che può esser causato da così tante variabili, è necessario che la gravidanza sia monitorata e che ostetrica e ginecologo illustrino alla coppia in particolare alla mamma quali sono in segnali di allarme. Se la madre non sente più movimenti da parte del bambino (infatti questo a termine di gravidanza deve fare almeno dieci movimenti fetali nella pancia materna) bisogna sottoporsi al tracciato (o esame cardiotocografico) quando prescritto ed eseguire esami del sangue e tampone vagino-rettale per identificare eventuali patologie infettive teratogene (che potrebbero danneggiare il bambino).
È importante che gli operatori illustrino questa evenienza nei corsi di accompagnamento al parto, cosicché le donne conoscano la possibilità che possa accadere questo tipo di lutto.
Il ruolo del professionista sanitario, ginecologo o ostetrico è determinante in tutte le fasi, dalla diagnosi alla dimissione dall’ospedale.
Il parto è il momento dove l’assistenza da parte di ostetrica e ginecologo deve ruotare intorno all’inizio dell’elaborazione del lutto, ogni procedura deve essere annotata, descritta alla coppia e acconsentita. La mamma può essere sedata in modo da non percepire il dolore del parto senza però ostacolare il processo emotivo in atto, il parto può prolungarsi nel tempo a causa della mancata collaborazione del bambino durante il passaggio nel canale del parto. La coppia deve essere accompagnata nella scelta di vedere o meno il bambino.
Ogni desiderio della coppia dovrebbe essere ponderato, valutato e esaudito.
Alla nascita del bambino vengono effettuati sulla madre una serie di esami che possono potenzialmente identificare la causa del decesso del bambino come:
- curva glicemica;
- esame della placenta;
- emocromo;
- studio della coagulazione;
- anticorpi per patologie autoimmuni
Mentre per il bambino:
- cariotipo (ovvero i cromosomi);
- ricerca di particolari agenti infettivi;
- stoccaggio del cordone e autopsia.
Tutti questi e altri accertamenti vengono solitamente fatti di routine oppure possono e devono essere richiesti dalla coppia.
Dovrebbe attivarsi con la nascita una rete di sostegno di psicologo e counseling alla coppia per far fronte alla morte di un bimbo tanto atteso.
Esiste un’associazione molto presente sul territorio italiano “CiaoLapo Onlus”, con sede a Prato che sostiene, aiuta le donne e le coppie che hanno affrontato un tale lutto.