MORTALITÀ NEONATALE, TRAUMI ALLA NASCITA E SINDROME DEL BAMBINO SCOSSO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La sindrome del bambino scosso è conseguente all’eccessivo scuotimento del bambino inflitto con forza dal quale deriva una grave lesione cerebrale, risultato del trauma di tipo contusivo, che causa la morte del bambino.
La sindrome del bambino scosso è conseguenza di una condotta commissiva poiché è causata da colpi che vengono direttamente inferti alla testa quando, ad esempio, si tenta di calmare un bambino che piange scuotendolo vigorosamente o quando lo si lascia cadere senza accompagnare la testa.
Chiunque si trova ad accudire il bambino può essere responsabile di questa tragica evenienza, oltre i genitori e i parenti non adeguatamente informati sulla gestione di un neonato, anche i professionisti sanitari che prestano le cure al bambino possono commettere errori di questo tipo.
Considerando che i muscoli del collo di un neonato non sono ancora completamente tonici, quando viene scosso in maniera vigorosa la testa si muove in maniera incontrollata provocando un danno letale. Questo scuotimento può danneggiare i nervi cerebrali, i vasi sanguigni e quindi provocare anche un’emorragia cerebrale.
I professionisti sanitari che commettono questo tipo di errore sono quelli poco informati o quelli che presentano un’alterazione dello stato psichico per cui hanno la tendenza ad un atteggiamento aggressivo e non riescono a controllare gli impulsi quando il bambino non smette di piangere, ad esempio.
I segni e i sintomi della sindrome del bambino scosso
I segni e i sintomi per i quali si può sospettare la sindrome del bambino scosso sono:
- difficoltà respiratorie;
- alimentazione scarsa;
- vomito;
- tremori;
- paralisi;
- coma;
- colorito cutaneo pallido o bluastro;
- irritabilità.
Nei casi più gravi, come già detto, la sindrome del bambino scosso è responsabile di mortalità neonatale, mentre nei casi più lievi può comportare deficit neurologici a lungo termine come ritardo dello sviluppo, disturbi dell’apprendimento, ritardo mentale, cecità, riduzione dello stato di vigilanza.
La mortalità neonatale e il comportamento medico
Per mortalità neonatale si intende la morte del neonato che avviene entro il 28esimo giorno di vita.
La mortalità neonatale può essere conseguente ad una condotta commissiva o omissiva del personale sanitario al momento del travaglio e del parto o dopo la nascita. Una gestione impropria del travaglio e del parto, il mancato riconoscimento di uno stato di sofferenza fetale e il trattamento intempestivo può essere responsabile della morte del neonato.
Per questo motivo è indispensabile monitorare il benessere del feto durante il travaglio di parto ad intermittenza se la gravidanza è a basso rischio e in continuo se la gravidanza è complicata da qualche patologia per la quale è aumentato il rischio di sofferenza fetale.
La sofferenza fetale può essere rilevata con l’auscultazione del battito cardiaco del feto attraverso il tracciato cardiotocografico.
In presenza di gravi alterazioni del battito cardiaco, le quali stanno ad indicare la sussistenza di un ridotto apporto di ossigeno al distretto materno a quello fetale, è necessario adottare tutte quelle misure atte a risolvere tale situazione in modo da aumentare la perfusione di ossigeno al feto e se, una volta attuate queste misure, la situazione rimane invariata deve essere espletato il parto attraverso taglio cesareo in emergenza poiché il nascituro può subire delle lesioni che possono essere letali.
Il ginecologo e l’ostetrica devono quindi fare una corretta interpretazione del tracciato cardiotocografico, riconoscere i segni di sofferenza fetale e gestire correttamente le situazioni che richiedono un intervento immediato.
Considerando che i neonati prematuri ovvero quelli che sono nati prima del termine di gravidanza, rispetto ai neonati a termine, presentano un rischio aumentato di morte neonatale per cui, nel caso in cui si prevede un parto prima del termine l’ostetrica e il ginecologo devono far in modo di prevenire e/o ritardare il più possibile il parto in modo da far proseguire la gravidanza fino ad epoche sempre più prossime al termine in modo tale che il feto possa completare il suo sviluppo attraverso la somministrazione di farmaci che riducono l’attività contrattile uterina e con il cerchiaggio cervicale nel primo trimestre quando sussistono più fattori di rischio di parto prematuro.
Un errore che viene fatto al momento del parto e che può portare a mortalità neonatale è l’applicazione impropria della ventosa, soprattutto se questa viene effettuata in occasione di un parto pretermine quando le strutture cerebrali del nascituro non sono ancora completamente sviluppate e quindi più vulnerabili a traumi. Le trazioni non controllate che vengono eseguite sulla testa del feto dopo che viene posizionata la ventosa possono provocare un trauma al quale può conseguire l’insorgenza di un’emorragia cerebrale.
Le cause della mortalità neonatale
Le cause della mortalità neonatale possono essere:
- gravidanza non seguita;
- condotta ostetrica/ginecologica/pediatrica impropria e negligente;
- basso peso alla nascita (< 2500 grammi);
- anomalie congenite;
- ridotto apporto di ossigeno al momento del travaglio e del parto;
- polmonite e difficoltà respiratorie conseguenti alla sindrome da aspirazione di meconio;
- prematurità (neonato nato prima del termine di gravidanza);
- emorragia cerebrale;
- sindrome del bambino scosso.